E a noi chi ci pensa?

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Sono gli ultimi giorni prima dell’approvazione del Pal, il Piano attuativo locale e ci si chiede come cambierà la sanità pubblica in Provincia di Modena, e nell’Area nord in particolare. La discussione sul documento che disegna la strategia sanitaria da qui al 2014 ha visto protagonisti, ancora una volta, i due ospedali di Modena: Policlinico e Baggiovara. E Carpi? Pare che non siano previste grandi novità, nonostante l’urgenza di un confronto sull’organizzazione della rete ospedaliera in Provincia e sulle necessità dell’ospedale di Carpi. Non è comunque contenuta nel Pal alcuna ipotesi di riduzione dei servizi offerti, e già questo basta a rincuorarci. Ma la situazione resta tragica: ascensori rotti che bloccano l’attività delle sale operatorie, il nubifragio che ha allagato i seminterrati, le condotte obsolete dell’acqua dei nuovi poliambulatori che hanno costretto la Direzione del Distretto a rimetterci le mani, controsoffitti che cedono. E’ evidente a tutti che la struttura del’ospedale di Carpi è vetusta e costa in manutenzione milioni di euro? Aggiornare il piano antincendio in queste strutture costa come rifarle. Nelle parole dei primari, del personale medico e infermieristico, dei tecnici e della direzione ospedaliera e del distretto si avverte la frustrazione: “lavorare a Carpi non gratifica nessuno. Non c’è mai pace”. L’eccezione è rappresentata dai reparti di Ostetricia, Day Hospital, Cardiologia e Pediatria, considerati alberghi a quattro stelle rispetto ad altri reparti: la necessità di un nuovo ospedale è sotto gli occhi di tutta la comunità carpigiana e di quella modenese più lungimirante. Ma fino all’ultimo giorno prima dell’avvio del nuovo ospedale, se e quando sarà, il Ramazzini dovrà funzionare al meglio e per farlo servono risorse. Ciò che più irrita chi con professionalità ha fatto di alcune specialità delle vere e proprie eccellenze, presso l’ospedale ed il territorio di Carpi, è che le risorse ci sarebbero, se si evitassero alcuni sprechi e si procedesse a una riorganizzazione ed un potenziamento dell’assistenza sul territorio. Come è possibile ipotizzare nel Pal che Baggiovara diventi un ospedale per acuti a vocazione traumatologico-chirurgica di altissimo livello dopo aver speso 16 milioni per il nuovo pronto soccorso del Policlinico? Nessuno intende penalizzare le strutture dei centri più piccoli, ma nove ospedali (Baggiovara, Policlinico, Sassuolo, Carpi, Mirandola, Castelfranco, Vignola, Finale Emilia e Pavullo + cinque ospedali privati accreditati) in Provincia di Modena, non sono un po’ troppi? E sette distretti? Come è possibile che si sia scelto di realizzare nuove sale operatorie a Finale Emilia, quando quelle di Carpi necessitano da tempo di un intervento urgente? Il processo di integrazione evocato nel Pal, a proposito di Policlinico e Baggiovara, non si poteva risolvere evitando di costruire un secondo ospedale a Modena, realizzando invece una nuova struttura al servizio dell’Area Nord, dopo aver costruto quello di Sassuolo? In una recente intervista, su un quotidiano locale, la realizzazione di un secondo ospedale a Modena città è stata definita “uno spreco”. Entrambi troppo piccoli per accettare le grandi sfide che abbiamo di fronte. L’unica strada possibile è riportare Modena ad un unico ospedale di dimensioni adeguate intorno ai mille letti” (Gazzetta di Modena, domenica 19 giugno). Tre grandi ospedali a Modena, Carpi e Sassuolo: questo oggi potrebbe essere lo scenario della sanità pubblica provinciale e invece ci si ritrova ancora a parlare di “una logica di rete” senza un preciso riferimento alla realtà territoriale. E la politica, finora condizionata da piccoli e grandi interessi, dovrebbe tentare di intraprendere con coraggio la strada dettata dalle priorità condivisibili. Individuate, per l’ospedale di Carpi, nelle sale operatorie, nel Pronto soccorso e nella ristrutturazione dell’endoscopia. Come si spiega, in questa logica, un investimento da sette milioni di euro in un reparto di Radioterapia, che farà capo al Policlinico di Modena, realizzato in un quartiere residenziale e non trasferibile in un eventuale nuovo ospedale? Amministratori comunali e provinciali hanno avuto tra le mani il Pal: vedremo se hanno saputo approfittare dell’occasione.