Alla vigilia della tornata elettorale avevo pronosticato il ballottaggio a Bologna. Sono stata smentita, per poco. Il candidato del centrosinistra Virginio Merola ha ottenuto il 51%; Manes
Bernardini del centrodestra il 30%. Se Cofferati e il Cinziagate non hanno incrinato la golden share che il centro sinistra continua a esercitare a Bologna, come sarebbe possibile ipotizzare il ballottaggio a Carpi nel 2014? Il successore di Campedelli, chiunque sia, può dormire sonni tranquilli. A meno che la città non venga messa a ferro e fuoco nei prossimi tre anni, la vittoria del centrosinistra è assicurata: non è nemmeno necessario trovare un candidato dalle doti speciali … (se Cevenini avesse corso a Bologna non avrei avuto dubbi su una sua vittoria schiacciante!).
Se il Pd cede qualcosa ma, sostanzialmente, tiene col 38,1%, è Vendola a riportare il successo maggiore conquistando a Bologna il 10,1%, mentre l’Italia dei Valori sfiora il 4% e la Federazione della Sinistra si ferma all’1,5%. Crescono, e parecchio, anche i grillini (10%), in grado di provocare un’impressionante dispersione a sinistra. Il Carroccio avanza solo a Bologna mentre il Pdl arretra ovunque. Il risultato elettorale, di per sé, non è comunque
sufficiente per far cantare vittoria a Bersani & C. Sarà probabilmente la Lega, furiosa, a mettere fine a un percorso comune di gestione del potere in alleanza con Berlusconi. Ma il Partito
Democratico è in grado oggi di proporre un’alternativa?
Se a Bologna e, ancor più a Torino, il Pd è riuscito ad affermarsi, altrove, invece, ha ottenuto i suoi successi sotto la bandiera di personaggi espressi da due alleati che si chiamano Vendola (Pisapia a Milano) e Di Pietro (De Magistris a Napoli). Il triangolo con Vendola e Di
Pietro non era ciò a cui pensavano di certo i vertici del partito, ma questa è la realtà elettorale. Altro che apertura al terzo polo di Casini e Fini, troppo modesti nei numeri. In linea generale, la sensazione è che, per l’ennesima volta, ci si sia trovati al cospetto di una campagna elettorale che non ha scaldato i cuori: a Bologna la percentuale di votanti è scesa ulteriormente dal 76,4 (2009) al 72,8 per cento. E un sensibile calo c’era già stato nel 2009 rispetto a cinque anni prima quando al primo turno andò alle urne l’81,8 degli
aventi diritto. Il partito dell’astensione non lo ferma più nessuno…