Un altro omicidio si è consumato a Carpi, in un appartamento di via Lama, 57. Lui, Dario Solomita, operaio di origini campane, classe 1970, ha ucciso martedì 22 marzo, alle 6,30 del mattino, la moglie. Lei, Giuseppa Caruso, dipendente comunale di origini siciliane, aveva 45 anni. L’uomo, presumibilmente in preda a un raptus omicida, dopo un litigio, ha brandito un coltello da cucina e ha inferto cinque colpi alla donna. Per lei non c’è stato scampo. Solomita, dopo il gesto disperato, ha poi chiamato il 113 e si è costituito. “Il marito ci attendeva all’ingresso dell’abitazione – spiega il vice questore Ignazio Messina – in uno stato catatonico. Non si è in alcun modo giustificato e ha raccontato la dinamica dell’uxoricidio che si è consumato in cucina, al momento della colazione, dopo un litigio”. Sarebbe la gelosia, il movente addotto dall’assassino reo confesso, che “allo stato attuale, – ha aggiunto Messina – non ha alcun fondamento”. I vicini non hanno voglia di parlare e scansano microfoni e telecamere. “Non abbiamo sentito nulla”, dicono; “Era una famiglia normale, come tante altre”. Il titolare del negozio di prodotti tipici campani che occupa il piano terra della palazzina racconta di essere arrivato nell’esercizio commerciale alle 5,20 del mattino per scaricare la merce dal camion e di non essersi accorto di nulla. Evidentemente, il litigio famigliare, sfociato poi nell’assassinio della donna, non è stato particolarmente chiassoso, forse per non svegliare la piccola che dormiva poche porte più in là. I due, infatti, hanno una bambina di nove anni che, fortunatamente, non si è resa conto dell’orrore che si stava consumando tra le pareti domestiche e che la Polizia di Stato ha prontamente affidato ai nonni. Sulla scena numerosi parenti dei coniugi. Sconvolti. “L’ha uccisa, l’ha uccisa”, continuava a gridare la cognata di Solomita. “Quello è pazzo, in manicomio deve stare”, urlava angosciata un’altra signora. Tutti ci scansano. Troppo il dolore. L’orrore. La sorpresa. Un fulmine a ciel sereno? Probabilmente no, dal momento che Dario Solomita, sulla sua pagina Facebook, aveva da poco mutato il suo stato da “coniugato” a “relazione complicata”. “Dario era depresso, aveva dei problemi”, continuava a ripetere un compagno di lavoro. Ora starà alla Procura accertare cosa sia accaduto e cosa abbia spinto l’uomo al terribile gesto.
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