Dubai: la terra delle opportunità

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Non hanno nostalgia di casa. A Dubai si trovano benissimo e nei loro progetti non c’è quello di rientrare in Italia. Il carpigiano Davide Fabbri e la moglie Marialessandra Carletti vivono stabilmente nella città degli Emirati Arabi Uniti insieme alla figlia di cinque anni.
“Dubai – esordiscono per fugare eventuali miei pregiudizi – è un posto tranquillo e, temperatura a parte, adatto per i bambini perché dotato di servizi e strutture di prim’ordine dedicate all’infanzia”.
La scelta di vivere all’estero è stata dettata da esigenze di lavoro: Marialessandra, reggiana d’origine, dal 1994 si trova in Medio Oriente e qui ha costruito la sua brillante carriera di manager. Davide, nonostante fosse, e sia tuttora, particolarmente legato a Carpi, alla famiglia e agli affetti, a distanza di sei anni, è soddisfatto da ogni punto di vista, sia personale che professionale.

Si sono conosciuti a Dubai nell’ambito di rapporti di lavoro e da lì è nata la loro relazione: Marialessandra Carletti è Managing Director della filiale WAM Group di Cavezzo per il Medio Oriente e Davide Fabbri è Sales Manager.
“Tutti parlano di Dubai – sostiene Marialessandra – ma nessuno la conosce veramente. Nel 2009 ha subito i colpi di coda della crisi mondiale ma non è ‘fallita’. A finire miseramente alla ribalta internazionale, è stata una finanziaria locale, molto importante, ma decisamente non l’Emirato. Nonostante sia stato un anno particolarmente duro, il 2009 si è chiuso comunque positivamente e, nel 2010, Dubai è ripartita molto bene”.

“L’emirato – aggiunge Davide – continua comunque a godere della fama di Capitale degli affari, poiche’ le grandi risorse umane e i capitali investiti, la rendono una meta unica per chi voglia sviluppare ed allargare i propri orizzonti.
A Dubai vengono garantite condizioni di vita altrove inimmaginabili: “non esiste il gossip, niente paparazzi e rispetto assoluto per la privacy. Il tennista Federer e Melandri , per esempio, hanno abitazioni accanto alla nostra ma non si sono mai verificati episodi d’invadenza da parte di chicchessia”.

Dubai è, infatti, regolata da norme particolarmente severe a garanzia della massima tranquillità: ” la nostra porta d’ingresso, a casa, non è blindata, e’ una semplice porta come quelle interne in Italia, ci si può dimenticare di chiudere l’auto e il livello di microcriminalità è bassissimo”.
Davide, come esempio della severità e del rigore che vigono nell’Emirato, riporta il caso, frequente anche sulle nostre strade, dei gestacci da parte degli automobilisti: a Dubai è prevista una condanna a un mese di reclusione e, in caso di recidiva, l’espulsione dal Paese.

La popolazione è costituita da 800mila ‘locali’, ai quali si aggiungono gli stranieri, che costituiscono la maggioranza nel Paese. E’ impossibile ottenere la cittadinanza ma, “pur essendo stranieri, godiamo del massimo rispetto.
Lo Stato incentiva ed aiuta generosamente la popolazione locale: i giovani possono, per esempio, studiare all’estero a spese dello Stato; nel caso in cui si sposino hanno la possibilità di ottenere una casa o un lotto su cui costruirla, oppure una somma di denaro per iniziare la loro nuova vita. Se disoccupati hanno diritto a un sussidio.
Per gli stranieri e’ possibile avviare un’attività commerciale, solo unitamente ad un locale, il quale garantisce per loro. Al fine di tutelare la popolazione locale, la quota di maggioranza (51%) deve appartenere ad un ‘locale’ mentre allo straniero resta il 49%”. Negli ultimi 10 anni, al fine di andare maggiormente incontro agli stranieri ed alle loro esigenze, sono state create delle “Free Zone” (zone franche) dove chiunque puo’ aprire attivita’ rimanendo socio di maggioranza.

E, per gli stranieri, i controlli sono severissimi. “Ogni tre anni – raccontano Davide e Marialessandra – ci sottoponiamo a visite mediche e dobbiamo produrre certificazioni contrattuali/finanziarie per rinnovare il visto di residenza. In presenza di malattie trasmissibili come HIV o TBC e Epatiti, lo straniero viene rimandato al suo Paese”.

Per il resto, “le donne sono rispettate, professionalmente molto piu’che in Italia! – ci dice Marialessandra – convivono diversi credo religiosi, tanto che ci sono anche diverse chiese cattoliche. E’ uno stato multietnico basato sul massimo rispetto”.
Le immagini dei workers che lavorano in condizioni proibitive sui grattacieli in costruzione hanno un forte impatto visivo ma Davide e Alessandra, pur non negando l’esistenza di forti differenze sociali, chiariscono che “sebbene ci siano 50 gradi, gli operai lavorano solo per otto ore e viene garantita loro una paga sufficiente a mantenere la famiglia e a costruirsi casa nel paese d’origine. Le colonne dei pullman che attraversano Dubai al termine della giornata sono impressionanti così come i camp in cui gli operai vivono, ma grazie a questo duro lavoro, queste persone si avvalgono di possibilita’ che altrimenti, nel loro Paese d’origine, sarebbero loro negate.

Nel Paese in cui non si pagano le tasse, tutti i servizi sono a pagamento. “La scuola (inizia alle 7.30 e termina alle 15.30) è frequentata da bambini e ragazzi, rigorosamente in uniforme, di paesi diversi del mondo ed è un’opportunità unica per nostra figlia. La scuola è scuola! Uno strumento che coadiuva ed implementa quello che a casa viene insegnato, educazione e rispetto”.

Davide e Marialessandra rimpiangono i prati, il verde, il giardino di casa in cui poter vedere giocare con gli amici la loro piccola, e i giri in bicicletta perché a Dubai, “le strade sono autostrade a quattro/sei corsie”. Ma, per ora, non sono motivi sufficienti per tornare in Italia.

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