“La Chiesa è in crisi.
Anzi, le chiese si trovano come sospese tra affanno e depressione, soprattutto nei paesi europei, e la loro appare a tutti gli effetti una crisi epocale”.
Dalla constatazione della fine di un mondo contenuta nella premessa nasce la riflessione che Brunetto Salvarani affida alle pagine del suo ultimo libro, “Senza Chiesa e Senza Dio. Presente e futuro dell’Occidente post-cristiano” (Laterza, 2023). In occasione della presentazione a Carpi giovedì 11 maggio presso la Libreria La Fenice insieme all’autore hanno dialogato Giuliano Albarani, presidente della Fondazione Collegio San Carlo e mons. Ermenegildo Manicardi, vicario generale della Diocesi di Carpi.
“La fine di un mondo, però, non è la fine del mondo”, chiarisce Salvarani che fornisce con questo libro un cannocchiale per guardare diversamente il mondo religioso e disegnare possibilità alternative. Un cannocchiale utile, beninteso, anche a chi non è credente, ma intende capire le dinamiche del modo religioso. Terminata la lunga fase storica dell’eurocentrismo cristiano, nuovi cristianesimi stanno fiorendo in Africa, Asia e America. A partire dalle Chiese Libere, Pentecostali, Chiese Indipendenti africane con decine di milioni di fedeli che si distaccano dalle tradizioni d’origine per rivolgersi specificamente agli africani come la chiesa kimbanguista in Congo con trenta milioni di fedeli.
Anche il fedele praticante, così come si è configurato all’indomani del Concilio di Trento, con i suoi riferimenti precisi nella parrocchia, nel parroco e nei riti liturgici sta entrando in una profonda difficoltà. Se il senso di Dio è profondamente in crisi, d’altra parte resta vivo il senso della ricerca di qualcosa. “Secondo il saggio della Bibbia, Qohelet (3,11), il desiderio di ricercare è suscitato da Dio stesso che ha messo nel cuore dell’uomo la nozione di eternità (olam), il bisogno di andare oltre, più lontano nello spazio. Il fedele è nomade dello spirito, pellegrino, errante”.
Da dove ripartire? Per Salvarani da Gesù, uomo, ebreo, figlio di Dio, dalla Bibbia e dalle virtù teologali di fede, speranza e carità. “Senza alcuna ricetta da offrire, ma nella sicurezza che, a questo punto, il piccolo cabotaggio, lo sguardo a corto raggio e il rifiuto di sporgersi oltre il cortile di casa sarebbero i peggiori consiglieri per uscire dallo stallo odierno. E nella certezza che abbia ragione il teologo galiziano Andrés Torres Queiruga, quando ammette apertamente che ormai siamo diventati una Chiesa che necessita di essere aiutata e sostenuta nel suo cammino di verità e di libertà più che una Chiesa che ha sempre da dire e che è sempre pronta a dare indicazioni e ricette. Si potrebbe sintetizzare così: il problema del cristianesimo è che ha progressivamente smarrito la sua tradizionale legittimità, che deve riconoscere di essere una minoranza e abbandonare la sua fortezza – sempre meno solida e inespugnabile – per offrire un sentiero realistico alla pur diffusa sete di spiritualità attuale. E indossare occhiali nuovi di fronte a un mondo nuovo, ciò che cercheremo di fare qui, pur sapendo che dovremo imboccare sentieri urticanti, faticosi, eppure ineludibili. Perché non è affatto una boutade la richiesta di papa Francesco fatta in chiusura ai suoi auguri natalizi alla Curia vaticana, il 21 dicembre 2020: pregate sempre per me, perché io abbia il coraggio di rimanere in crisi”.
Sara Gelli