In Italia ogni 9 minuti una persona viene colpita da un arresto cardiaco improvviso extra ospedaliero: solo il 2% si salva. Un intervento tempestivo, con le prime manovre di rianimazione e l’impiego dei defibrillatori semiautomatici esterni (DAE), può rivelarsi decisivo: defibrillare entro 3-5 minuti dall’inizio dell’arresto può consentire, infatti, la sopravvivenza del paziente nel 50-70% dei casi. Ma se nessuno interviene, le loro probabilità di farcela calano del 10-12% per ogni minuto che passa.
Per cercare di salvare quante più persone possibili, nell’ottobre del 2017, è nato un progetto, dal respiro regionale, realizzato dal Centro regionale tecnologie del 118, che si basa sull’utilizzo di una App: DAE respondER nata sotto l’egida della Regione Emilia Romagna. La App è integrata con le tre centrali operative 118 presenti in regione. Questo significa che quando qualcuno chiama e l’operatore si trova di fronte a un probabile arresto cardiaco, automaticamente tutti coloro che si sono registrati all’applicazione, e che si trovano in prossimità dell’evento, vengono allertati affinché possano intervenire in anticipo rispetto ai mezzi di soccorso, portando eventualmente con sé anche un defibrillatore. La App è dotata di una mappatura dei dispositivi a uso pubblico più vicini alla propria posizione (sono oltre 5mila i DAE presenti in regione compresi quelli sui mezzi sanitari): la consultazione è dinamica per offrire in tempo reale tutte le informazioni necessarie e facilitare la localizzazione e l’individuazione del defibrillatore e capire se in quel preciso momento è disponibile oppure no. Per rendere le operazioni ancora più semplici e rapide, la App prevede anche l’invio automatico delle coordinate di localizzazione per portare così velocemente il soccorritore sul luogo dell’evento. Tutti coloro che hanno compiuto 18 anni possono registrarsi sulla App e per farlo non è necessario aver frequentato un corso e conseguito la certificazione. Uno degli obiettivi del progetto, infatti, è anche quello di portare il dispositivo e, una volta giunti sul posto, qualcuno dovutamente guidato dalla centrale operativa del 118 potrà usarlo. “L’allerta ai cosiddetti first responder nel corso del 2024 è scattata 94 volte e nel 47% dei casi hanno risposto: 28 volte hanno praticato le manovre salvavita, 15 volte hanno applicato il DAE e per 4 il defibrillatore è entrato in funzione. Nel periodo gennaio/giugno 2025 i numeri sono cresciuti ulteriormente: le chiamate sono state 151, i first responder hanno risposto nel 50% degli eventi, per 39 volte hanno praticato le manovre salva vita, per 26 volte hanno applicato il DAE e per 12 il DAE ha scaricato. Più persone scaricano la App e si registrano (a oggi in Emilia Romagna soltanto lo 0,2% della popolazione ha installato la APP, circa 10mila persone), maggiore sarà la probabilità che qualcuno si trovi vicino al luogo pubblico in cui si è verificato un arresto cardiaco e intervenga”, spiega il carpigiano Luca Gherardi, autista soccorritore e componente del Team Support DAE Modena.
Attualmente in Provincia di Modena i defibrillatori hanno raggiunto quota 1.450 (il 39% in imprese private, il 18% negli impianti sportivi e il 15% negli istituti scolastici ma rappresentano soltanto un anello della “catena della sopravvivenza”, aggiunge Gherardi. “Ciò che conta più di qualsiasi altra cosa – prosegue – è diffondere e promuovere una cultura dell’aiuto. Quante più persone possibili devono comprendere l’importanza di intervenire tempestivamente in caso di bisogno per garantire maggiori possibilità di sopravvivenza a chi necessita di soccorso. Chiamare il 118, iniziare a praticare il massaggio cardiaco e successivamente applicare un defibrillatore in attesa dell’arrivo dei soccorritori può davvero fare la differenza”. Formazione e dispositivi devono procedere di pari passo ecco perchè l’Ausl e il 118-SET Modena da tempo scommettono sulle scuole (in collaborazione con Pediatria di Comunità, operatori di vari reparti degli Ospedali, studenti universitari e organizzazioni di Volontariato) per “insegnare a bimbi e ragazzi cosa fare e soprattutto come farlo nel modo corretto in caso di necessità”. Gli operatori entrano nelle scuole, dalla materna alle superiori, per spiegare anche ai più piccini “come contattare i numeri di emergenza e cosa dire nel caso siano soli in casa con un familiare che si sente male. Spesso, infatti, soprattutto con le famiglie straniere, sono proprio i bambini a telefonare avendo una maggiore conoscenza della lingua italiana. La tecnologia ci aiuta, grazie ai cellulari si possono fare delle videochiamate durante le quali la centrale detta le istruzioni in attesa dei mezzi di soccorso”. Numerosi anche i momenti informativi destinati a genitori, nonni e caregiver riguardanti le manovre di soccorso base, l’utilizzo dei DAE e della App DAE Responder, la sicurezza in casa e in auto dei più piccoli… “Nel corso dell’anno scolastico 2024/2025 nel modenese, nel progetto A scuola con il 118, sono stati coinvolti 908 alunni della Scuola dell’infanzia e 1.139 della primaria mentre per quanto riguarda il progetto Sai salvare una vita, i ragazzi partecipanti sono stati 845 alle medie e 4.686 alle superiori” continua Luca Gherardi. La rete del cuore si allarga sempre più ma per renderla sempre più capillare occorre che ciascuno di noi faccia la propria parte.
Per ulteriori info leggi qua: https://www.118er.it/dae
Jessica Bianchi