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“Aiuto i genitori a diventare leader positivi per i loro figli e gli adolescenti a tirare fuori il meglio di sé senza ansie”

Tania Ferrari, oltre a essere una docente di filosofia, storia, scienze umane, italiano e geografia nella scuola secondaria di primo e secondo grado, è una parent e teen counselor, cioè un consulente e allenatore per genitori e adolescenti: “Ogni ragazzo ha un 'motore' già acceso dentro di sé: a volte serve soltanto la chiave giusta per farlo partire. La mia è una relazione autentica che fa sentire visti, ascoltati, capaci. Quando ragazzi e genitori si accorgono che piccoli passi generano risultati, il sistema famiglia si ricompone e si respira meglio”.

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Tania Ferrari

In una società in cui essere genitori è un compito sempre più complesso e spesso svolto in solitudine, nasce l’esigenza di cercare confronto e supporto all’esterno. È ciò che si propone di offrire il parent counselor, un professionista specializzato nel supportare i genitori nel difficile compito di crescere i figli, offrendo strumenti e strategie concrete per affrontare le sfide quotidiane, migliorare la relazione familiare e ritrovare le proprie risorse interne.

A parlarcene è la Dott.ssa Tania Ferrari che, oltre a essere docente alle scuole medie inferiori e superiori, è parent e teen counselor da alcuni anni.

Come si diventa parent and teen counselor? Lei che percorso ha fatto e cosa l’ha motivata a intraprendere questa professione?

“Ho una laurea in Filosofia e una formazione specifica in counseling triennale (ASPIC, specializzazione in Counseling Espressivo e Arteterapia), in PNL Master Practitioner, prossima all’esame di coaching (EKIS, Master MIC), metodologie didattiche e potenziamento metacognitivo, ma la spinta più forte arriva dal mio trascorso di vita.

Anch’io, durante gli anni della scuola superiore, ho attraversato difficoltà che hanno eroso l’autostima e reso lo studio una salita faticosa. So cosa significa sentirsi capaci ‘a metà’, temere l’errore, perdersi tra aspettative e giudizi.

Questa esperienza personale è diventata, nel tempo, una bussola etica e professionale: mi ricorda ogni giorno che nessuno è la sua difficoltà, e che dietro un calo di rendimento spesso c’è un metodo assente o un’emozione in eccesso.

Oggi quelle dinamiche le incontro quotidianamente: in classe come docente, dove vedo ragazzi brillanti impigliarsi nell’ansia o nella disorganizzazione; a casa come genitore, dove riconosco la complessità di tenere insieme cura, regole e fiducia.

Da qui la mia scelta: essere un ponte tra scuola e famiglia, tra difficoltà e risorse, tra il ‘non ce la faccio’ e il ‘adesso so come fare’”.

Cosa fa quindi un coach per genitori con figli adolescenti?

“Definisco in principio con i genitori obiettivi concreti come la gestione del tempo di studio, l’uso dello smartphone, le routine serali, l’autonomia nei compiti e mappe di comunicazione efficaci per ridurre conflitti ricorrenti.

Con i ragazzi lavoro invece su metodo, focalizzazione, autostima, gestione dell’ansia da prestazione, preparazione a verifiche ed esami. Quando un figlio si sente riconosciuto e non solo ‘aggiustato’, abbassa la difesa e aumenta la fiducia.

Quando un genitore ritrova strumenti e voce, smette di oscillare tra iper-controllo e rinuncia. È la qualità delle domande a riaprire il dialogo: ‘Di cosa hai bisogno adesso per partire?’, ‘Qual è il primo passo?’. Fornisco strumenti pratici: piano di studio settimanale personalizzato, una comunicazione efficace, check-list pre-verifica, contratto educativo condiviso per regole digitali e tempi, tecniche di regolazione emotiva (respirazione 4-6, training autogeno), rinforzo del self-talk (PNL). I progressi vengono misurati insieme con indicatori semplici: autonomia, tempi, qualità delle prove, livelli di stress percepito”.

Quali sono le problematiche più frequenti che riscontra nel rapporto tra genitori e figli?

“Le cinque ricorrenze che vedo più spesso sono: regole fluttuanti, conflitti su scuola e digitale, ansia da prestazione e perfezionismo, bassa autostima e rinuncia preventiva (‘tanto non sono portato’), funzioni esecutive fragili in termini di pianificazione e organizzazione.

L’adolescenza è una terra di mezzo, serve presenza adulta chiara, non l’adulto ‘amico’. Il limite non è punizione, è protezione e struttura; saper dire “no” educa al desiderio e alla frustrazione tollerabile, condizioni della crescita. La mia guida sono le 3C. Connessione: prima la relazione, poi la correzione; chiarezza: poche regole, chiare e scritte; coerenza: stesse regole, stessi adulti, che si traducono nel concreto nel contratto famiglia-digitale, routine del sonno, una finestra quotidiana di studio profondo, verifica settimanale di cosa ha funzionato e cosa migliorare”.

Le difficoltà legate all’essere genitori oggi hanno a che fare, secondo lei, con la società in cui viviamo?

“Sì, e molto. Viviamo in una società iper-stimolante e iper-prestazionale: notifiche continue, confronto sociale, velocità che consuma l’attenzione. Si nota sempre di più la carenza di adulti significativi che offrano riti di passaggio e senso, ma i genitori non sono ‘inadeguati’: spesso sono troppo soli. Hanno bisogno di una comunità educante, scuola alleata, messaggi coerenti. Ai ragazzi serve tempo lungo per concentrarsi, annoiarsi creativamente, desiderare davvero. Non serve fare tutto: serve fare bene l’essenziale.

È importante sottolineare che il mio lavoro è educativo e non clinico. Quando emergono bisogni terapeutici, collaboro con professionisti di riferimento per garantire il miglior accompagnamento possibile”.

Chiara Sorrentino