Una serata di parole, canti e musica per ricordare la figura di Leopoldo Gasparotto, il partigiano milanese che amava le montagne, nell’81° anniversario del suo assassinio per mano delle SS: si svolgerà al Campo di Fossoli, ultimo luogo in cui fu rinchiuso prima di venire ucciso, domenica 22 giugno, alle 21.
L’iniziativa, a partecipazione gratuita (ma prenotazione consigliata al link: https://bit.ly/4dV25bc) e promossa dalla Fondazione Fossoli, sarà animata dagli interventi a carattere storico della ricercatrice Francesca Baldini, autrice di Fossoli e la Resistenza Lombarda, alternati alle letture di Simone Maretti dal Diario di Fossoli di Gasparotto e ai canti del Coro del CAI di Carpi.
L’evento si terrà nel prato adiacente alla baracca ricostruita, o, in caso di maltempo, all’interno della stessa.
Leopoldo Gasparotto (Milano 1902 – Fossoli 1944) nasce in una famiglia guidata da ideali risorgimentali e mazziniani. Il padre, l’avvocato Luigi, è deputato e ministro dell’Italia liberale; “Poldo” ne segue le orme professionali e, dopo la laurea in giurisprudenza, lavora nello studio di famiglia a Milano. All’attività forense, il giovane Leopoldo affianca la passione per la montagna, che lo porta a compiere ardite imprese alpinistiche, in Italia e sul Caucaso. Già prima della capitolazione dell’8 settembre 1943, è riconosciuto quale importante esponente del movimento azionista; dopo l’occupazione nazista assume un ruolo centrale nel comando delle Brigate Giustizia e Libertà in Lombardia, partecipando anche alle riunioni del CLN di Milano in qualità di collaboratore di Ferruccio Parri. Catturato in seguito a delazione, Gasparotto è dapprima internato al carcere di San Vittore dal dicembre 1943 all’aprile del 1944, dove subisce torture che, tuttavia, non lo porteranno a svelare i nomi dei compagni. Trasferito al Campo di Fossoli il 27 aprile 1944, diventa presto punto di riferimento per i suoi compagni di prigionia. Il 22 giugno 1944 Gasparotto è prelevato dalla sua baracca e barbaramente assassinato nella campagna tra Fossoli e Carpi. Sospettando il peggio, poco prima di essere ucciso consegna il suo diario al compagno fidato Ferdinando Brenna, fucilato insieme ad altri 66 prigionieri politici nella strage del poligono di tiro di Cibeno, il successivo 12 luglio.