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“Ridurre l’attività dei punti vaccinali consentirebbe di avere più personale per le attività ordinarie”

Come mai la platea dei soggetti vaccinatori continua ad allargarsi malgrado i punti vaccinali non stiano lavorando a pieno regime? C’è forse l’intenzione di depotenziare tali punti o al contrario ci ci sta attrezzando per una eventuale terza dose? A rispondere è il direttore generale dell’Ausl, Antonio Brambilla.

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Oggi le persone da vaccinare, l’Ausl le va a cercare letteralmente una ad una. E’ questa infatti la ratio che sta dietro alla scelta di portare un camper vaccinale davanti alle scuole o nei mercati o, ancora, nelle feste di paese. Una modalità “alternativa” che si somma ai classici Punti vaccinali allestiti nei sette distretti della provincia e a cui, dal 7 settembre, si affiancheranno pure le farmacie aderenti. 

Come mai la platea dei soggetti vaccinatori continua ad allargarsi malgrado i punti vaccinali non stiano lavorando a pieno regime? C’è forse l’intenzione di depotenziare tali punti o al contrario ci ci sta attrezzando per una eventuale terza dose? A rispondere è il direttore generale dell’Ausl, Antonio Brambilla: “per noi mantenere questi presidi è oggettivamente molto impegnativo anche in termini  di impiego di risorse umane. Di certo sarebbe auspicabile ridurne l’attività, se si riuscisse, grazie al contributo dei medici di famiglia e dei farmacisti, a garantire comunque l’inoculazione di 5/5.500 dosi al giorno. In questo modo in autunno e in inverno quando le strutture sanitarie saranno sottoposte a una pressione maggiore riusciremmo a spostare personale, oggi impiegato per vaccinare, su attività ordinarie. Certo noi abbiamo una capacità produttiva più alta rispetto ad altri soggetti, ma è necessario ragionare sulla razionalizzazione delle risorse, puntando al raggiungimento di un equilibrio”.

Jessica Bianchi