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Soldi spariti, ora Amo chiede agli ex dirigenti 67mila euro

448.157 euro. È questa la cifra che la ex dipendente dell’Agenzia di Mobilità di Modena accusata per l’ammanco di circa mezzo milione nelle casse della società dovrà restituire ad aMo. A deciderlo è stato il Tribunale di Modena. Ora l’agenzia punta a recuperare anche le restanti risorse sottratte, ovvero circa 67mila euro. E’ stato pertanto acquisito il parere legale per le possibili azioni di responsabilità sociale da intraprendere nei confronti di chi ha ricoperto ruoli apicali e dirigenziali negli anni oggetto dei movimenti non coerenti con l’attività sociale di aMo (dal 2018 al 2025).

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448.157 euro. È questa la cifra che la ex dipendente dell’Agenzia di Mobilità di Modena accusata per l’ammanco di circa mezzo milione nelle casse della società dovrà restituire ad aMo. A deciderlo è stato il Tribunale di Modena, in sede civile, accogliendo così la richiesta dell’amministratore unico Andrea Bosi per il caso esploso a fine giugno.

Dopo tale concessione da parte del Tribunale, l’agenzia ora punta a recuperare anche le restanti risorse sottratte, per un totale di circa 515.000 euro. Con quest’obiettivo, in continuità con le azioni intraprese fino ad oggi dall’Amministratore Unico Andrea Bosi è stato acquisito il parere legale per le possibili azioni di responsabilità sociale da intraprendere nei confronti di chi ha ricoperto ruoli apicali e dirigenziali negli anni oggetto dei movimenti non coerenti con l’attività sociale di aMo (dal 2018 al 2025).

Il documento prodotto dai legali incaricati dopo le verifiche di tutte le operazioni anomale riscontrate, conferma che esistono i presupposti per esercitare l’azione di responsabilità sociale, che dovrà però essere preventivamente sottoposta alla deliberazione dell’Assemblea dei soci. aMo  sulla base del parere ricevuto, ha predisposto nella giornata del 16 dicembre le lettere di messa in mora che sono state inviate ai soggetti interessati.

“Stiamo andando rapidamente verso l’obiettivo che ci siamo prefissati dall’inizio con il percorso intrapreso dopo la denuncia degli ammanchi in sede penale: recuperare il 100% delle risorse pubbliche sottratte. Grazie alle iniziative avviate in sede civile siamo riusciti a procedere in tempi brevi verso l’ex dipendente – allo stato attuale indagata in sede penale – per il recupero della quasi totalità degli ammanchi rilevati. Ora possiamo concentrarci su un livello ulteriore di azione. La messa in mora è il primo strumento di cui può avvalersi aMo per richiamare alla responsabilità civile chi aveva il potere di vigilare sulle funzioni amministrative negli anni in cui aMo è stata vittima di sottrazione di denaro pubblico. Se necessario, nella  fase successiva  – conclude l’Amministratore Andrea Bosi – verrà sottoposta  all’Assemblea dei Soci la richiesta di autorizzazione a procedere all’azione di responsabilità nell’ambito di un procedimento giudiziario”.