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Cosa sta accadendo negli ospedali del nostro territorio?

Gli infermieri e il personale sanitario ogni giorno ricevono richieste di spostamenti, cambi attività, comunicazione di esuberi in alcuni servizi. “Chiusure e ridimensionamenti di attività mai comunicati al personale e alle organizzazioni sindacali” sottolinea Giulia Casamassima, responsabile della Sanità per la Fp Cgil di Modena. Uno dei tasti maggiormente dolenti è senza dubbio la mancanza di personale infermieristico.

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Cosa sta accadendo negli ospedali del nostro territorio? Gli infermieri e il personale sanitario ogni giorno ricevono richieste di spostamenti, cambi attività, comunicazione di esuberi in alcuni servizi. “Chiusure e ridimensionamenti di attività mai comunicati al personale e alle organizzazioni sindacali” sottolinea Giulia Casamassima, responsabile della Sanità per la Fp Cgil di Modena.

“Rileviamo una forte fibrillazione politica – spiega la sindacalista – che sta facendo dimenticare alle aziende sanitarie di Modena che nessuna riorganizzazione potrà mai essere affrontata senza il giusto coinvolgimento dei professionisti. Abbiamo a che fare con una politica, tutta, che non riesce a dare risposte coerenti a una categoria di lavoratori, quelli della sanità, dimenticata da tutti. Avevamo chiesto, proprio alla politica e alle aziende, un intervento volto a cercare di arginare le dimissioni dei professionisti sul territorio, con sostegni veri. Non abbiamo visto ad oggi azioni concrete in tal senso”.

“Nessuno ha spiegato ai lavoratori e ai loro rappresentanti – continua la responsabile Sanità Funzione Pubblica Cgil – quali saranno le dinamiche sul personale conseguenti alla riorganizzazione dell’emergenza urgenza, nessuno ha ancora ritenuto opportuno rappresentare i progetti sugli ospedali del territorio e quando e se riapriranno i posti letto chiusi in estate nei territori della provincia. E anche dove le riaperture sono avvenute, come negli ospedali Policlinico e Baggiovara, non c’è stata informazione preventiva. A Vignola sono ancora chiusi 11 posti letto nelle Medicine e nessuno ha comunicato se questa situazione sarà o meno transitoria, a Mirandola il reparto di Osservazione breve intensiva pediatrica (Obi) è stato chiuso per mancanza dei medici senza nessuna comunicazione a infermieri e Oss ed è in corso il trasferimento di alcuni lavoratori senza alcuna comunicazione scritta e, in ultimo, veniamo a conoscenza di una riorganizzazione trasversale tra Azienda Usl e Azienda Ospedaliero Universitaria del servizio di sterilizzazione della provincia che coinvolgerebbe anche aziende private esterne mai comunicata alle organizzazioni sindacali”.

Mentre nel dialogo con la politica le aziende sanitarie annunciano investimenti, incalza Casamassima, “i lavoratori continuano a lavorare in presidi ospedalieri che hanno carenze strutturali estreme e nessuno si pone il problema dei carichi lavoro di reparti in cui nessuno vuole più lavorare. E’ ora che qualcuno spieghi ai rappresentanti dei lavoratori nelle trattative – afferma Casamassima – cosa succederà nei prossimi mesi e quali sono i piani complessivi sulla provincia e su ogni distretto. E’ indispensabile il coinvolgimento dei lavoratori perché sono fondamentali per la funzionalità dei servizi, soprattutto in un momento come questo”.

Un tasto dolente, come rileva il sindacato Nursind è la mancanza di infermieri: in Emilia-Romagna mancheranno, entro il 2030, fra i 4.600 e i 7.600 infermieri. È la stima, partendo da dati dell’Oms, fatta a livello regionale dail sindacato di categoria che torna a lanciare l’allarme. “È sicuramente positivo il fatto che nella nuova legge di bilancio si parli di maggiori investimenti per la sanità e di oltre seimila assunzioni – spiega la segretaria regionale Antonella Rodigliano – Il problema principale, però, è che infermieri non ce ne sono: si tratta di una situazione a cui porre assolutamente rimedio, intervenendo non solo a livello nazionale. “Anche la Regione può intervenire se non fosse che dall’altra parte continua a non esserci alcun tipo di ascolto da parte delle aziende, delle direzioni generali e della stessa politica”.

E intanto il consigliere regionale Giancarlo Tagliaferri (Fratelli d’Italia) ha presentato una interrogazione in cui chiede qual è il fabbisogno triennale e quinquennale di personale infermieristico in Emilia-Romagna stimato dalla Regione e dalle Aziende sanitarie, distinto per Azienda e per setting (ospedale, territorio, emergenza-urgenza, Cra/riabilitazione), e quale quota si intende coprire già nel 2026, anche in relazione alle nuove possibilità di assunzione nazionali previste nella manovra 2026.  Nell’atto ispettivo si chiede di precisare l’età media e la distribuzione per classi d’età degli infermieri dipendenti nelle Aziende regionali, con proiezione dei pensionamenti al 2030, e le misure per contrastare le dimissioni volontarie e la migrazione verso altre Regioni o all’estero. E ancora, domandano se, alla luce dei dati Agenas, che collocano l’Italia sotto la media europea per densità infermieristica (6,86 contro 8,26 ogni mille abitanti), la Regione intenda definire standard regionali di rapporto infermieri/pazienti per i principali setting assistenziali, verificabili e pubblici, con relativo cronoprogramma di adeguamento.