Home Carpi Liste d’attesa, “dobbiamo essere certi di collocare ogni bisogno nel luogo giusto”

Liste d’attesa, “dobbiamo essere certi di collocare ogni bisogno nel luogo giusto”

Sull’allungamento delle liste d’attesa che spesso obbligano i cittadini, qualora possano permetterselo, a rivolgersi alla sanità privata, Altini ribadisce come “accanto al tema dell’adeguatezza dei tempi di risposta occorra fare un ragionamento sull’appropriatezza prescrittiva derivante da una eccessiva medicalizzazione della vita e tornare a utilizzare l’ospedale solo quando serve”.

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Mattia Altini, direttore generale dell’Ausl di Modena

La lenta agonia del Servizio Sanitario Nazionale rischia di aprire sempre più la strada al privato. È quanto emerge dall’ottavo Rapporto Gimbe, che analizza e monitora la sostenibilità e l’efficienza del Ssn: negli ultimi tre anni, secondo la relazione, la sanità pubblica ha perso 13,1 miliardi di euro, mentre 41,3 miliardi sono a carico delle famiglie. In particolare, un italiano su 10 ha dovuto rinunciare alle cure e nonostante l’Italia sia al secondo posto in Europa per numero di medici, resta indietro per quanto riguarda gli infermieri. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per la salute registra inoltre gravi ritardi: solo il 4,4% delle case della comunità è pienamente operativo.

“Se è certo che nel triennio 2023-2025 il Fondo sanitario nazionale è aumentato di 11,1 miliardi di ero – rileva Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – è altrettanto vero che con il taglio alla percentuale di Pil la sanità ha lasciato per strada 13,1 miliardi. Infatti, la percentuale del Fsn sul Pil al 31 dicembre 2024 è scesa dal 6,3% del 2022 al 6% del 2023, per attestarsi al 6,1% nel 2024-2025”.

Nonostante le promesse dei Governi, “nessuno ha avuto finora la visione e la determinazione necessarie per rilanciare il Ssn con risorse adeguate e riforme strutturali. Le conseguenze – sottolinea Cartabellotta – sono aumento delle disuguaglianze, famiglie schiacciate da spese insostenibili, cittadini costretti a rinunciare alle cure, personale demotivato che lascia la sanità pubblica. È la lenta agonia di un bene comune che rischia di trasformarsi in un privilegio per pochi”.

Per Mattia Altini, direttore generale dell’Ausl di Modena, per “riconquistare la fiducia dei cittadini” è fondamentale, oltre alle “indubbie capacità dei nostri professionisti” prestare attenzione ai temi delle “forniture, delle tecnologie, dei luoghi giusti in cui recarsi… e per rendere tutto ciò possibile è necessario investire ogni anno per mantenere il nostro patrimonio adeguato”.

Sull’allungamento delle liste d’attesa che spesso obbligano i cittadini, qualora possano permetterselo, a rivolgersi alla sanità privata, Altini ribadisce come “accanto al tema dell’adeguatezza dei tempi di risposta occorra fare un ragionamento sull’appropriatezza prescrittiva derivante da una eccessiva medicalizzazione della vita e tornare a utilizzare l’ospedale solo quando serve. Innanzitutto dobbiamo essere certi di collocare ogni bisogno nel luogo giusto che, spesso, non è ospedale: abbiamo un patrimonio strutturale e di offerta che vedrà aprire altre 14 case di comunità. Alcune cose verranno fatte più velocemente e bene in prossimità, senza bisogno di spostare la portaerei ospedale. Ricollocando parte del bisogno si ridurrà la pressione sulle specialistiche e sui vari ambiti ospedalieri producendo così un effetto positivo anche sulle liste d’attesa”.

Jessica Bianchi