A Carpi sono presenti sette moschee, con scuole coraniche annesse, che rendono la nostra città il più importante centro religioso italiano per la comunità a confessione musulmana sciita. Una situazione di per sé non preoccupante ma che merita di essere attenzionata onde evitare infiltrazioni estremiste pericolose.
Delle sette moschee presenti a Carpi, quasi tutte concentrate in via Unione Sovietica, cinque appartengono alla comunità pachistana (tre sunnite e due sciite), una a quella magrebina e una a quella turca. “In Italia, Carpi rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per i pachistani sciiti, i quali, lo ricordiamo, costituiscono la minoranza della popolazione musulmana globale. Ecco perchè a ogni festa religiosa organizzata in città arrivano fedeli da ogni parte del Paese e Imam anche dall’estero. Guide religiose che vengono passate al setaccio per capire chi sono, dove si sono formate, se sono più o meno radicalizzate. Ogni volta che si svolgono feste o ricorrenze religiose noi siamo presenti e compiamo sopralluoghi anche in occasione delle preghiere del venerdì” fanno sapere dal Commissariato di Carpi.
Il lavoro di indagine da parte della Polizia di Stato è costante e, sinora, “non ha mai portato alla luce attività legate al terrorismo. Ciò che invece risulta evidente è come questa comunità viva esattamente come nel proprio paese d’origine”.
Un esempio? Da qualche anno a Carpi ha luogo una processione, alquanto dibattuta, per celebrare la ricorrenza sciita dell’Ashura – per commemorare l’anniversario del martirio del loro terzo Imam, Hussein Ibn ’Ali, nella battaglia di Karbala (nell’attuale Iraq) nell’anno 680 – durante la quale centinaia di uomini, in segno di penitenza, si battono con forza il petto per tutta la durata del tragitto. Una manifestazione pubblica che nelle grandi città pachistane sta ormai scomparendo, mentre resiste nelle aree più povere, quelle rurali. Zone dalle quali sono in tanti a migrare in cerca di una vita economicamente più stabile anche nel nostro Paese ma, una volta giunti qui, continuano poi a portare avanti pedissequamente le proprie tradizioni e la propria cultura.
I flussi migratori dal Pakistan verso Carpi non accennano ad arrestarsi (basti pensare che dei 774 immigrati stranieri giunti in città lo scorso anno, ben 269 provengono dal Pakistan) proprio per la vasta comunità già presente (i cittadini di origine pachistana residenti in città al 31 dicembre 2024 rappresentano il 24% del totale dei 12.076 stranieri) e dunque in grado di fornire supporto e di facilitare la ricerca di un alloggio e di un lavoro ai nuovi arrivati.
Al momento non si registrano episodi di fondamentalismo né pare aver trovato spazio il fenomeno della radicalizzazione religiosa tra le seconde generazioni ma “l’attenzione – concludono dal Commissariato – è sempre alta e certo qualche operatore in più, anche per far fronte a questo impegnativo lavoro di monitoraggio e controllo, farebbe comodo”.
Una cosa è certa, per quanto presidiato, il Biscione, è una vera e propria cittadella dove a risuonare è l’urdu. Una roccaforte “straniera” che stride fortemente con il concetto tanto propagandato di integrazione. E intanto il progetto di riqualificazione dell’immobile, cavallo di battaglia del sindaco Righi sin dal suo ingresso sulla scena politica locale quando sedeva nella Giunta Bellelli come assessore all’Urbanistica, pare essersi decisamente arenato (Leggi qua per approfondire: https://temponews.it/2025/07/15/loperazione-biscione-e-in-alto-mare/).
Jessica Bianchi