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Carpi rimasta senza mecenati

Nel dibattito sulla proposta di riaprire Piazza Martiri interviene Silvio Turchi, “abbiamo avuto anche noi vari mecenati che hanno contribuito al bene della città. Il pensiero va a chi ha fatto tanto nel campo della sanità e salute pubblica ma anche più banalmente a chi, in campo sportivo, ha portato il nome di Carpi oltre i confini. Ce ne sono stati tanti e tutti ammirabili e rispettabili per quello che concreto hanno fatto. Ora a Carpi i mecenati sono scomparsi”. A Castelvetro intanto…

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Nel dibattito sulla proposta di riaprire Piazza Martiri interviene il carpigiano Silvio Turchi, con una riflessione sul valore del mecenatismo e sul caso di Castelvetro

E’ arrivata anche sul tavolo della redazione di Tempo la proposta di riaprire dopo più di quarant’anni Piazza martiri ma premetto che non è questo il tema che voglio affrontare nella mia riflessione. Vista la non indifferente portata della proposta ci saranno altre occasioni di confronto e possibilità per tutti i cittadini di esprimere la propria opinione. E forse avremo anche la possibilità di sapere cosa ne pensano a Palazzo Scacchetti da cui fino ad ora è uscito solo un assordante silenzio.

Quello che mi ha colpito della proposta è la motivazione per cui è stata a più riprese portata avanti e cioè che “l’unico motivo della proposta deriva dall’avere a cuore il bene della propria città visto che ci troviamo di fronte a una della piazze più belle d’Italia”.

Queste, in definitiva, sono le motivazioni che per secoli hanno portato avanti i “mecenati” coloro che, per motivi diversi, hanno contribuito a rendere le città italiane le più belle al mondo. C’è chi l’ha fatto perché amante dell’arte e architettura e chi per dimostrare il proprio potere o ostentare la propria ricchezza, ma tutti con l’idea di rendere più belli i luoghi in cui vivevano.

E non c’è bisogno di andare lontano, basta guardare i Gonzaga a Mantova, gli Estensi a Modena e Ferrara, gli stessi Pio a Carpi. Per ritornare a tempi più recenti, abbiamo avuto anche noi vari mecenati che hanno contribuito al bene della città, magari in forme diverse da quelle artistiche, ma sempre pensando che se altri non erano arrivati dove non potevano era il caso di lasciare un segno. Il pensiero va a chi ha fatto tanto nel campo della sanità e salute pubblica e a cui giustamente è stata dedicata una via. Oppure anche se più banalmente il pensiero va a chi, in campo sportivo, ha portato il nome di Carpi oltre i confini. Ce ne sono stati tanti e tutti ammirabili e rispettabili per quello che concreto hanno fatto. Ora a Carpi sono scomparsi.

In realtà vicine alla nostra è rimasto chi ha ancora voglia di lasciare un segno: ha fatto fortuna e carriera ma sa anche che in parte è stato per merito di chi gli sta intorno. Succede per esempio a Castelvetro dove tre imprenditori si faranno carico della ristrutturazione di piazza Roma, quella della scacchiera su cui ogni anno avviene la partita della ‘Dama Vivente’. L’opera sarà finanziata da tre aziende simbolo di Modena: Chef Express del Gruppo Cremonini, Sistem Costruzioni del presidente di Confindustria Emanuele Orsini, la Piero Ferrari Holding.

Da noi no. E Carpi nonostante tutto continua ad essere una città ricca. Forse avrebbe anche bisogno di qualcuno che abbia la voglia e la possibilità di lasciare un segno tangibile.

Da noi i “mecenati” danno buoni consigli perché non sentono il bisogno di dare il costruttivo esempio. E forse perché è meno costoso.

Silvio Turchi