“La Shoah ha rappresentato la massima tragedia del Novecento, e lo si vede benissimo anche da qui, al Campo di Fossoli, il principale campo italiano della rete europea di deportazione e sterminio nazifascista”: inizia con queste parole il messaggio della presidente della Fondazione Fossoli, Manuela Ghizzoni, a seguito delle dichiarazioni della ministra Eugenia Roccella riguardo ai Viaggi della Memoria e, più in generale, alle azioni messe in campo per far meglio conoscere alle giovani generazioni gli orrori dello sterminio di ebrei, ma anche di Rom e Sinti, così come della persecuzione di tutte le altre categorie che l’ideologia fascista e nazista avevano deciso di eliminare, tra i quali oppositori politici, omosessuali, persone con disabilità.
“Sono migliaia – prosegue Ghizzoni – gli studenti che hanno partecipato, negli anni, ai Viaggi della Memoria promossi dalla Fondazione Fossoli, sia ad Auschwitz che a Mauthausen. Insieme a loro, oltre ai docenti e agli operatori della Fondazione, decine di storici, intellettuali, scrittori, giornalisti, artisti, per stimolare riflessioni, condividere e riflettere sulle proprie emozioni, contestualizzare e inquadrare storicamente i fatti, analizzare cause e conseguenze. Anni di esperienze organizzate con cura, attenzione, rigore storico scevro da inquadramento preconcetto e senso di responsabilità; progetti preceduti da una lunga fase preparatoria, fatta di incontri di formazione sia con i docenti che con gli studenti, e seguite da momenti di restituzione sia ad altri studenti che alla cittadinanza tutta. Non solo: quella accumulata negli anni, ci ha consentito di rendere i “Viaggi della Memoria” un’esperienza dinamica, un’esperienza di lungo respiro, in costante sviluppo, in grado di cambiare per adattarsi alle necessità emerse dal confronto costante con le scuole e le nuove generazioni. Viaggi che sono diventati – per testimonianza diretta dei partecipanti – di conoscenza e di formazione, nel senso letterale del termine.
Ma non è tutto: i viaggi hanno sempre avuto non solo l’obiettivo di fornire una conoscenza storica la più approfondita e circostanziata possibile, condizione imprescindibile e fondativa dell’iniziativa, ma sono stati caratterizzati da un approccio generativo, per far sviluppare e germogliare una sensibilità verso l’attualità, capace di intercettare i segnali dell’insorgenza non soltanto dell’antisemitismo, ma di tutti i fenomeni legati all’esclusione, alla persecuzione, al razzismo e alla xenofobia. I viaggi hanno fornito alle migliaia di studenti che vi hanno preso parte, negli anni, gli strumenti per quella conoscenza necessaria che, come lo stesso Levi ha affermato, è precondizione per interpretare il presente, affinché ‘le coscienze non siano sedotte e offuscate’.
Tuttavia, poiché la Storia non è di per sé un ’vaccino’, lo sforzo compiuto non è mai sufficiente, gli obiettivi sono tendenziali, e affinché l’efficacia delle azioni sia massima occorre che tutte le istituzioni, a ogni livello, operino in maniera compatta in tal senso, senza inviare messaggi contrastanti o ambigui.
Combattere antisemitismo, xenofobia e razzismo nel presente, dicevo, ma farlo a parte dalla consapevolezza piena di un dato di fatto imprescindibile, un dato storico inoppugnabile e incontrovertibile: la ‘distruzione degli ebrei d’Europa’, per citare un famoso testo di Hilberg, e con essi di quelli italiani, ha trovato la propria completa attuazione grazie all’ideologia fascista e nazista, di predominio di una ‘razza’ superiore sulle altre di costruzione di un nuovo ordine europeo. Una responsabilità che l’Italia fascista porta in pieno a sua perenne onta: 1° Tutti gli ebrei anche se discriminati e a qualunque nazionalità appartengano e comunque residenti nel territorio nazionale debbono essere inviati in appositi campi di concentramento. Tutti i loro beni mobili e immobili devono essere sottoposti ad immediato sequestro in attesa di essere confiscati nell’interesse della Repubblica sociale italiana […]. 2° […] Siano per intanto concentrati gli ebrei in campi di concentramento provinciali in attesa di essere riuniti in campi di concentramento speciali appositamente attrezzati”: in queste poche righe, inviate alle prefetture del centro e nord Italia il 30 novembre 1943 dal ministro degli Interni della Repubblica Sociale Italiana,Guido Buffarini Guidi, si ordina l’arresto e l’internamento degli ebrei presenti sul territorio della RSI, oltre alla confisca dei loro beni. È la famigerata ordinanza di polizia n°5 che rappresenta il culmine della persecuzione fascista, formalmente iniziata nel 1938, con i ‘Provvedimenti per la difesa della razza’.
Al Campo di Fossoli è assegnato il ruolo centrale di snodo italiano nel sistema concentrazionario del III Reich: qui, dal 5 dicembre 1943, le autorità della RSI istituiscono il “Campo concentramento ebrei”, centro di raccolta a valenza nazionale, che diventerà Dulag 152 – Campo di polizia e transito gestito dalle autorità naziste. A Fossoli saranno complessivamenteinternati 2.844 di ebrei, tra cui Primo Levi, Nedo Fiano, Liliana Millu, Piero Terracina, oltre a 2.700 ‘politici’.
“Per questo, la Fondazione non si è fatta solo promotrice di viaggi verso i campi dell’Europa centrale e orientale, ma ogni anno è essa stessa, con il Campo di Fossoli e il Museo Monumento al Deportato politico e razziale, meta di visita da parte di decine di migliaia di studenti e cittadini da ogni parte d’Italia e d’Europa.
E per questo continuerà convintamente a esercitare il proprio compito, insieme a tutta la rete memoriale italiana e internazionale, perché, anche se non potrà mai dirsi concluso una volta per tutte, è dalla conoscenza della Shoah, la più grande tragedia del Novecento, che possono prendere corpo gli strumenti di coscienza critica e civile, oggi e in futuro, in grado di contrastare le forme più nefaste di discriminazione e razzismo, nei confronti di qualsiasi gruppo siano dirette”.