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Recensione di “Pensare senza parole” di Temple Grandin, Adelphi edizioni

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Pensare senza parole” (titolo originale “Visual Thinking”) è un’esplorazione della ricchezza della neuro-diversità scritta da una delle più famose personalità con diagnosi di spettro autistico: l’etologa statunitense Temple Grandin, classe 1947. Nel suo memoir “Pensare senza parole. I doni nascosti di chi ragiona per immagini, pattern e astrazioni”, pubblicato in Italia da Adelphi edizioni, Grandin, a cui non è stato diagnosticato formalmente l’autismo fino all’età adulta, si definisce una pensatrice visiva, un concetto che espande nella sua ultima analisi delle menti neuro-diverse.

“Il mondo,” scrive, “mi arriva in una serie di immagini visive associate, come scorrere tra le immagini di Google o guardare i brevi video su Instagram o TikTok.” Basandosi sulle proprie esperienze e ricerche, così come sui risultati di psicologi, neuroscienziati, comportamentisti animali ed educatori, l’autrice sostiene in modo persuasivo la necessità di incoraggiare i pensatori visivi e spaziali che possono dare contributi fondamentali all’ingegneria, alla risoluzione dei problemi, all’invenzione e alla creazione. Poiché l’istruzione privilegia i pensatori verbali valutando l’apprendimento attraverso test scritti, e poiché i programmi di studio hanno eliminato le classi pratiche come il laboratorio, la meccanica e l’economia domestica, Grandin afferma che i pensatori visivi non sono né identificabili, né dispongono delle risorse adeguate per sviluppare i loro talenti e abilità. Tuttavia, Grandin rivela che molti innovatori nelle arti, nelle scienze e nella tecnologia erano pensatori visivi e spaziali—e probabilmente anche nello spettro autistico—tra cui Thomas Edison, Michelangelo, Alan Turing, Bill Gates, Steve Jobs, Elon Musk e Albert Einstein. “Il genio,” scrive, “richiede non solo intelligenza e creatività, ma anche un pensiero divergente.” Grandin cita ricerche a supporto dell’idea che combinare persone con punti di forza neurologici diversi rende un team più efficace rispetto a uno composto da pensatori omogenei. Alcuni famosi collaboratori, come Richard Rodgers e Oscar Hammerstein, servono come prova del genio che risulta quando “un pensatore verbale e un pensatore spaziale” lavorano insieme. Questo libro stesso è un altro esempio di una collaborazione fruttuosa: l’autrice ha inviato il suo lavoro al suo editor e co-autore, Lerner, un pensatore verbale e “maestro nell’organizzare le informazioni”, che “ha estratto le storie dietro la mia scrittura tecnica” dando loro forma e coerenza. Questo libro racchiude un esame attento e interessantissimo su come funzionano le menti.

Chiara Sorrentino