Torna l’appuntamento con le pigotte in degenza pediatrica, una tradizione Unicef ormai pluriennale, nella settimana della Festa della Mamma. La consegna è avvenuta stamattina nell’atrio della Pediatria del Policlinico di Modena. La delegazione di Unicef era composta da Carla Ferri e Fiorella Balli, e Benedetta Petocchi fra le volontarie Unicef. Con loro Franca Bassoli e Gabriela Guidetti, Zona Soci Coop Modena Città, Giovanna Vignoli dell’Associazione C.I.D., Curare Il Dolore onlus, e Franca Corradi di Auser che hanno sostenuto l’iniziativa. Ad accogliere la delegazione il dottor Pier Luca Ceccarelli, direttore del Dipartimento Materno-Infantile, il professor Lorenzo Iughetti, direttore della Pediatria, la dottoressa Anna Rita Di Biase della Pediatria, il dottor Giovanni Palazzi, referente dell’Oncoematologia Pediatrica e Maria Cifuni, coordinatrice infermieristica della degenza, una delegazione di medici e infermieri, le maestre dello Spazio Incontro del Comune di Modena Ivana Carri insieme a quelle della Scuola Primaria Ospedaliera Giacomo Grossi, Carmen Franzese e Anita Barbi.
“La Pigotta – ha spiegato la professoessa Fiorella Balli di Unicef – non è solo un gioco, rappresenta anche un mezzo per sostenere la lotta alla violenza, alle malattie e il superamento delle discriminazioni dei bambini; Quest’anno il ricavato della manifestazione sarà devoluto da Unicef per i bambini malnutriti”.
“Le Pigotte dell’UNICEF sono una bellissima tradizione – hanno ringraziato il dottor Ceccarelli e il professor Iughetti – che ogni anno accogliamo con piacere qui in Degenza pediatrica perché fanno felici i nostri bambini. Le pigotte, inoltre, creano un ponte verso l’esterno che ci consente non solo di aiutare i bambini meno fortunati ma anche di accendere i riflettori sui gravi problemi dell’infanzia nel mondo”.
Adottando una Pigotta si ha modo di finanziare l’attività di Unicef in favore dei bambini martoriati dalle guerre in particolare nella zona di Gaza. Regalando la bambola ai bimbi malati si vuole donare loro un sorriso e associarlo a quello di bambini di altri paesi meno fortunati del nostro.