Home Salute, Sanità, Sociale Entra nel vivo Kombolela, il progetto per minori disagiati

Entra nel vivo Kombolela, il progetto per minori disagiati

E’ entrato nella fase operativa il progetto triennale Kombolela, grazie al quale i Servizi Sociali prendono in carico minorenni con comportamenti antisociali, su segnalazione dell’Autorità giudiziaria ma anche di associazioni, comunità sportive o confessionali, insegnanti o gli stessi genitori.

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E’ entrato nella fase operativa il progetto triennale Kombolela, grazie al quale i Servizi Sociali prendono in carico minorenni con comportamenti antisociali, su segnalazione dell’Autorità giudiziaria ma anche di associazioni, comunità sportive o confessionali, insegnanti o gli stessi genitori.

Kombolela, finanziato con 90mila euro dall’Unione Terre d’Argine, è affidato ad alcuni soggetti del Terzo Settore che – di concerto con il Centro per le Famiglie e i Servizi Sociali – hanno predisposto specifici interventi socio-educativi extrascolastici per contrastare appunto disagio e condotte antisociali di preadolescenti e adolescenti: sono le associazioni Eortè (capofila), Effatà, Porta Aperta, Il mantello, Aneser e Anspi di zona, la cooperativa sociale Giravolta, il Centro servizi per il volontariato Terre Estensi, il Rugby Carpi e il Centro culturale Francesco Luigi Ferrari.

Il progetto – che prende il nome dalla parola usata in Tanzania per il gioco del “nascondino” – è frutto della co-progettazione di Centro per le Famiglie, Servizi Sociali e Terzo settore: durerà fino all’Ottobre 2024 ed è destinato a una cinquantina di utenti; le segnalazioni vanno fatte a questi recapiti: 059649620 o massimo.maini@terredargine.it

Un gruppo di valutazione – coordinato dai Servizi Sociali con il Centro Famiglie, e composto da quattro referenti indicati dai soggetti partecipanti – si riunisce in media un paio di volte al mese per confrontarsi sulle segnalazioni pervenute. La partecipazione ai percorsi è gratuita per la famiglia del minore.

Sottolineano i responsabili di Kombolela: “A fronte di una comunità che accoglie, occorre da parte di ragazzi e famiglie un investimento di tempo e di risorse personali: anche minimo, ma evidente. Si tratta quindi di riallacciare legami sociali in qualche modo spezzati, senza atteggiamenti colpevolizzanti ma anche senza sconti. I ragazzi hanno bisogno di essere accolti, ma al contempo devono essere messi di fronte alla necessità di assumersi delle responsabilità”.