E’ di pochi minuti fa la lettura della sentenza in Corte di Assise a Modena per l’omicidio di Alice Neri, la donna accoltellata e trovata morta carbonizzata nel bagagliaio della sua auto a Fossa di Concordia il 18 novembre 2022.
L’unico imputato, il tunisino Mohamed Gaaloul, è stato condannato a 30 anni come richiesto dall’accusa poichè riconosciuto colpevole di aver ucciso la giovane mamma di Ravarino. L’uomo prima di uscire dall’aula ha ribadito più volte la sua innocenza.
Patrizia Montorsi, la mamma di Alice, in un filo di voce ammette che “sì, abbiamo avuto giustizia ma io da qui esco comunque perdente”. E a chi le chiede un pensiero per la figlia lei non ha tentennamenti: “Che dio la benedica”.
Il fratello di Alice, Matteo, è lapidario: “questa non è giustizia è applicazione della legge. Per noi l’unica cosa giusta sarebbe avere ancora mia sorella nelle nostre vite. Detto ciò siamo contenti della sentenza, così doveva essere e così dovrebbe essere sempre”.
Soddisfatto l’avvocato Cosimo Zaccaria, parte civile per la madre e il fratello della vittima: “da un punto di vista tecnico e morale siamo estremamente soddisfatti. E’ stato un processo complesso ma siamo riusciti sia a dimostrare la responsabilità dell’imputato che a proteggere l’onorabilità di Alice, calpestata e screditata in più passaggi e da più soggetti. Da un punto di vista umano invece nessuno può dirsi soddisfatto poiché Alice non tornerà più e una condanna a un essere umano non costituisce mai un piacere”.
L’avvocato di Gaaloul, Roberto Ghini ha già annunciato il ricorso in appello: “il mio cliente si è detto sereno e desideroso di voler andare avanti. Il prossimo passo sarà dunque l’appello e sappiamo che se ci sono sentenze che sovente vengono ribaltate sono proprie quelle delle Corti d’assise. D’altronde questa sentenza dal punto di vista razionale non può stare in piedi. Sono fiero del lavoro fatto anche se ovviamente non soddisfatto del risultato: avevo invitato la Corte ad essere coraggiosa, laica, lucida e razionale ma non lo è stata. Le prove non ci sono per arrivare a una sentenza di condanna ora confido serenamente nell’appello”.