Il vernacolo dall’abc

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Ce l’ha fatta. L’impresa titanica è stata compiuta. Il carpigiano Massimo Loschi, estimatore ed esperto del vernacolo di casa nostra, dopo anni di lavoro, ha dato alle stampe il corposo volume dal titolo Dèscòrèr Càrpsan – Parlare carpigiano. Un vero e proprio dizionario che Loschi “dedica alla sua Carpi, a tutti i carpigiani e a coloro che amano il proprio dialetto e in esso ritrovano le proprie radici. E’ stata una fatica enorme, ma piacevole”, racconta sorridendo. Il volume è uno straordinario inno d’amore alla carpigianità e al dialetto e offre a tutti la possibilità di scoprire la bellezza, il fascino e la ricchezza del vernacolo di casa nostra. Termini potenti, coloriti, efficaci che affondano le loro radici in un passato che esige d’essere salvaguardato. Parole che narrano la storia di ciò che siamo stati e, pertanto, non devono scivolare nell’oblio.  Organizzato in rigoroso ordine alfabetico, come ogni dizionario che si rispetti, il vocabolario è semplice e divertente da utilizzare soprattutto per i neofiti a caccia – assolutamente casuale –  dei tanti termini carpiti dai discorsi di nonni, Umarel e ciarliere vicine di casa…  
Un patrimonio ricchissimo, da scoprire e salvaguardare affinché non vada perduto, come sottolinea il professor Brunetto Salvarani nell’introduzione al testo: “il lavoro di Loschi non può essere catalogato semplicemente sotto il comodo cliché dell’operazione nostalgia. Eh sì, riandare alle nostre radici e guardare il mondo – sempre più piccolo e interdipendente – con i piedi ben saldi su un terreno condiviso da una minoranza resistente mi pare necessario, in vista di progetti condivisi per il futuro, quello in cui il rimescolamento delle culture e delle tradizioni sarà non un optional ma un dato di fatto di ogni giorno. Un futuro che, peraltro, è già cominciato”. Fare memoria oggi, in questo tempo decadente e dalle fragili certezze, è quantomai necessario: “un vocabolario – conclude il professor Salvarani – possiede sempre l’ambizione di catalogare il nostro mondo così aggrovigliato tramite le parole; ma questo non può che averne almeno una in più, quella di risultare un testimone per i più giovani, nonché, auguriamocelo, per i carpigiani di domani”. E a ribadire la forza espressiva, spesso inaspettata, del dèscòrèr in càrpsan, è anche l’assessore alla Cultura del Comune di Carpi, Simone Morelli: “solo una lingua locale, risultato delle stratificazioni culturali, della naturale selezione di significati, sempre vitale, pronta ad accogliere le evoluzioni e le diversità culturali e sociali, può vantare surplus di incisività espressiva”. Sfogliarlo è un’esperienza piacevole e divertente: impossibile non sorridere scorrendo con gli occhi parole come Pitòca, Sigheda, Sguràdeina, Umbrìghèl… Grazie Massimo per l’amore che serbi per questa nostra terra, per le tradizioni, i detti… Che la tua instancabile testimonianza possa essere raccolta e serbata con cura, aldilà, dei soliti cultori.  “Il dialetto è la lingua del mio cuore, quella con la quale sono cresciuto. Vorrei poterne lasciare traccia ai più giovani”, conclude l’autore.
Per questo motivo Massimo vorrebbe che questa faraonica opera (“un caloroso ringraziamento lo devo alla mia gentile e amatissima Signora, Maria Iosè Tardini che, con infinita pazienza, si è prodigata ad aiutarmi e condividere ogni momento di questo impegnativo progetto”) potesse diventare consultabile anche in formato multimediale, su Internet e Facebook, “per dare così a tutti la possibilità di condividere anche la pronuncia e le inflessioni che tanto caratterizzano la lingua locale”. Buona lettura a tutti!
Jessica Bianchi

 

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