Agonismo, la genesi di tutte le cose

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Cambiano gli anni, le forme e i modi, ma nell’agone, luogo dove si svolge una gara, ci finiamo tutti. Certo, oggi abbiamo aggiornato il sistema operativo di lotta e seguiamo le regole e i canali del vivere 2.0. Come al tempo 1.0, ci dedichiamo tuttora al polémos, alla contraddizione e alla contesa, ma a suon di commenti più o meno intrisi di odio sul web, tessiamo trame dai toni cupi, più o meno consapevolmente, per un briciolo di visibilità in più sul luogo di lavoro. E non solo. Mentre diamo vita a tutte le cose, siamo sospesi tra la marmorea “iocrazia”, l’egocentrismo e il bisogno di apparire del singolo che ci governa da fuori e da dentro come ha sottolineato lo psicanalista Massimo Recalcati nella sua affollatissima lectio magistralis, e la flebile “noicrazia”, che secondo il filosofo del linguaggio Paolo Virno ci vuole per forza empatici a tratti, a causa di una funzione attiva solo in modalità on del nostro cervello: i neuroni specchio. Ed eccoci, allora, come dice Michela Marzano, a occuparci di un improbabile management dell’esistenza. Quella del singolo, quella della società. Quella che ci porterà a ben apparire sul mercato delle risorse umane come se fossimo un bel prodotto da far conoscere ai più. Quella che ci farà confliggere scoprendo che è un bene (e con correttezza, lo è), che ci vuole responsabili a tutti i costi di tutto ciò che ci accade (ma che non è sempre vero, lo sappiamo, no?). Di questo, e di molto altro come leggerete in queste pagine, si è riflettuto e dibattuto al Festival Filosofia, davanti a un pubblico attento, fatto di giovani studenti e meno giovani arrivati a Carpi, Modena e Sassuolo da Nord e Sud del Bel Paese per l’occasione. L’anno prossimo, più ricchi di pensieri, torneremo nelle tre piazze emiliane a parlar di Arti.
Antonella De Minico

 

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