Eczema, dermatite atopica e allergie alimentari

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L’eczema (spesso etichettato impropriamente come dermatite atopica) è la più frequente malattia infiammatoria cutanea dell’infanzia. Nell’adulto l’intolleranza alimentare percepita è un problema sempre più diffuso: moltissimi pazienti riferiscono infatti i loro sintomi (intestinali e non) a una “intolleranza alimentare”. E quando non sono pediatri e dermatologi a prescrivere esami (RAST, PRICK, IgE, IgG) per testare la risposta dei pazienti, piccoli e grandi, agli alimenti, sono i pazienti stessi a prescriversi i più disparati “test di intolleranze”. Ma tutto ciò sempre nell’ottica di identificare l’alimento “colpevole” per poi eliminarlo. Purtroppo la ricerca del cibo nemico finisce quasi sempre con l’identificare i cibi che il paziente mangia più spesso e la loro eliminazione è spesso seguita, dopo un periodo di iniziale benessere, dallo sviluppo di nuove allergie o intolleranze e dalla ricomparsa dei sintomi. Nell’approccio della Dermobiotica il cibo non è più visto come il nemico che causa allergie o intolleranze e gli anticorpi rilevati nei confronti degli alimenti non sono solo una risposta di difesa dell’organismo ma più spesso un segnale di eccesso o prevalenza alimentare in termini di frequenza o di quantità di assunzione. E questo porta a infiammazione intestinale e l’intestino, infiammato e permeabile, non è più in grado di tollerare il cibo. L’infiammazione compromette la barriera, permettendo a particelle di cibo indigerito (ma anche a tossine e batteri) di entrare nel circolo sanguigno. Una volta che queste particelle di cibo vengono assorbite, il sistema immunitario reagisce e inizia ad attaccarle poiché le considera sconosciute e quindi una minaccia. Questo crea un circolo vizioso che genera altra infiammazione, la quale, a sua volta, promuove ulteriore permeabilità intestinale. Ma come si diventa “intolleranti” o allergici?  La realizzazione della  tolleranza è un meccanismo attivo del sistema immunitario e oggi sappiamo che per svilupparsi e mantenersi necessita di un intestino sano.  Una vecchia ipotesi, chiamata “ipotesi igienica delle allergie” diceva che la mancata esposizione nella prima infanzia ad agenti infettivi, nella nostra società iper-igienizzata, aumentasse la suscettibilità alle malattie allergiche sopprimendo lo sviluppo naturale del sistema immunitario.  Oggi questa ipotesi viene suffragata e completata dagli studi sul Microbiota intestinale del neonato, dall’importanza per il suo corretto sviluppo del parto naturale, dell’allattamento al seno e dal legame profondo tra la disbiosi neonatale e le malattie allergiche dell’infanzia.  Nell’adulto, invece, il tratto digestivo si può infiammare come risultato di una cattiva dieta o una cattiva digestione, dell’utilizzo di farmaci, dello stress elevato e di molti altri fattori, portando a un’alterazione della permeabilità e allo sviluppo di intolleranze. E così come alcuni degli anticorpi presenti nel latte materno sembrano svolgere un ruolo proprio nell’induzione della tolleranza, anche nell’adulto alcune delle IgG che misuriamo nei test di intolleranza, sono in grado di bloccare il legame delle  IgE per gli allergeni, portando all’inibizione della risposta allergica nei confronti di particolari antigeni. In altre parole l’iniziale infiammazione intestinale, purchè limitata, potrebbe anche essere responsabile dello sviluppo o del mantenimento della tolleranza. La tolleranza quindi, in  molti casi, può essere “indotta” o recuperata a patto di ridurre l’infiammazione intestinale (e in questo il ruolo della dieta e anche l’eliminazione temporanea di cibi infiammanti è fondamentale), di ricostruire una barriera intestinale funzionante (compreso il suo Microbiota) e di reintrodurre gradualmente e moderatamente i cibi incriminati nel contesto di una dieta più varia.

 

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