Addio Sofia…

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Sono le 8,20 del 23 maggio, un bel lunedi mattina di sole; sembrava iniziata una giornata tranquilla. Poi un’auto bianca arriva a velocità sconsiderata, ti centra in pieno in mezzo alla strada e se ne va senza nemmeno rallentare o fermarsi. Siamo all’incrocio tra le vie Marco Polo interna e Foscolo. Una vicina che ha visto la scena corre a chiamarci: ti raccogliamo di fianco a casa, e ormai ci hai già lasciati. Ci avevi adottato da quasi un anno, dopo che avevi partorito e venivi da noi a cercare disperatamente da mangiare per allattare i tuoi cuccioli. Ci avevi scelto ed eri diventata subito una di famiglia: ti avevamo fatto controllare, vaccinare e sterilizzare. Eri stata molto chiara da subito: non eri una gatta domestica, venivi dalla strada e non ne volevi sapere di essere rinchiusa in casa. Consapevoli dei rischi che avresti corso, avevamo comunque deciso di assecondarti e ti tenevamo in casa solo la sera. Non voglio buttarla sul legale (l’omissione di soccorso ad animali di affezione è un reato da anni): la giustizia ed i suoi preposti già non riescono a tutelare le persone, quindi vado oltre. Un briciolo di rispetto, dignità, coraggio, umanità, avrebbero almeno portato l’assassino/a a fermarsi. Neanche una frenata, un colpo secco come a bowling. Continuiamo forsennatamente a chiamare Carpi “città”, nella speranza che forse un giorno la diventi davvero. Una cosa, in effetti, ci accomuna alle grandi città italiane: l’incuria, indifferenza e freddezza con cui ci preoccupiamo delle cose che succedono a più di tre centimetri dal nostro naso.
Uno sconsolato saluto, Simone Contini

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