Bambini col diabete, così si accolgono

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Gli insegnanti si possono appellare alla normativa che non li obbliga a somministrare l’insulina e Luca, un bambino di 2 anni e mezzo, colpito da diabete di tipo 1, può non essere accettato in un nido pubblico. E’ successo nel febbraio scorso in un comune dell’Appennino reggiano. I genitori hanno dovuto ripiegare quindi su un’altra scuola, un asilo parrocchiale.
Un fatto discriminatorio gravissimo e inaccettabile che ha aperto un ampio dibattito perché per somministrare l’insulina non servono competenze sanitarie bensì una formazione specifica e un atto di volontariato per un’alleanza tra la scuola e la famiglia, per permettere ai bambini un inserimento scolastico in sicurezza e senza discriminazioni.
Francesco ha 10 anni e una gran voglia di partecipare alla gita scolastica. La sua storia però ha un lieto fine: grazie al dirigente scolastico che ha deciso che nessun bambino doveva essere escluso, agli insegnanti che hanno accettato di imparare a gestire il diabete del loro alunno, all’infermiera della Pediatria di Comunità che si è resa disponibile a recarsi a scuola per spiegare alle maestre come misurare la glicemia e somministrare l’insulina… Francesco è andato in gita.
Non c’è una legge che obbliga a intraprendere questa strada, ma poche piccole cose possono fare la differenza nella vita di un bambino affetto da diabete.
La sua è una storia come tante – in provincia di Modena l’Azienda Usl assiste quasi 200 minori con diabete di tipo 1 – ma dall’epilogo spesso già scritto: la rinuncia a un’occasione di crescita, educazione, apertura di orizzonti, amicizia.
Sono queste storie ad aver spinto alla stesura del Protocollo per l’inserimento scolastico del bambino con diabete firmato lo scorso 4 aprile dal direttore generale Massimo Annicchiarico per l’Azienda Usl di Modena, da Silvia Menabue, dirigente della sezione modenese dell’Ufficio scolastico regionale e da Rita Lidia Stara, presidente di FeDER, Federazione Diabete Emilia-Romagna. Un protocollo di avanguardia che vede la sanità modenese fare un salto di qualità – e di responsabilità – nell’indicare alle scuole le corrette procedure di assistenza e a garantire la necessaria formazione, per riconoscere un diritto fondamentale dei minori diabetici, quello di vivere le stesse esperienze rivolte ai loro compagni, senza paura, sentendosi sicuri, protetti e accompagnati.
“Un bimbo con diabete in mezzo agli altri è un bambino come tutti gli altri – ha dichiarato Rita Lidia Stara, presidente di FeDER –, ma un bambino “medicalizzato” ha meno possibilità di crescere sereno e avere una vita sociale equiparabile a quella dei propri coetanei. Se frequenta una scuola adeguatamente formata, in grado di gestire la sua patologia, è più al sicuro da eventuali avventi avversi; per contro anche la scuola è più tutelata se è formata. L’alleanza tra scuola e famiglia è sempre il percorso ottimale: la scuola “accoglie” per scelta, le insegnanti hanno studiato pedagogia e scelto di mettersi a disposizione dei bambini, delle famiglie e della società in generale. Per questo il personale scolastico che si rende disponibile fa emergere il volontario che c’è in ciascuno di noi”.

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