Una struttura presidiata è un paracadute per le emergenze abitative

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Un sabato mattina qualunque, durante una passeggiata come tante, mi sono imbattuta in un giovane uomo. Dormiva, riverso su un marciapiede, a ridosso del Foro Boario. Il sole era ancora pallido, lui non si è accorto della mia presenza né, tantomeno, dello stupore stampato sulla mia faccia. Non avevo mai visto nessuno dormire per terra, all’addiaccio, a Carpi. Carpi la bella. Carpi l’inclusiva, l’accogliente. La settimana successiva sono tornata, non c’era più. Poi, nei giorni scorsi, è spuntata l’immagine di due “clochard” accampati sotto il portico di Corso Cabassi, dove avevano passato la notte. Immediato l’appello del sindaco Alberto Bellelli, il quale ha invitato la cittadinanza a non scattare foto bensì a fare le dovute segnalazioni alle Forze dell’Ordine.
“Erano due italiani, dall’accento romano, una volta svegli hanno preso il caffè e sono andati verso la stazione. Senza i dovuti rilievi però, non sappiamo chi fossero né perché si trovassero lì”, spiega il primo cittadino in un videomessaggio su Facebook.
“Noi – prosegue – abbiamo sempre segnalazioni di chi dorme in macchina o all’addiaccio… e abbiamo gli strumenti per ripararci da questo tipo di problemi. Se ci stanno a cuore le persone, tutti noi dobbiamo agire per proteggerle. Quindi, segnalate”.
Appelli accorati a parte, il tema è un altro, ed è di carattere squisitamente pratico: a Carpi non esiste una struttura presidiata che serva da paracadute per le emergenze abitative in attesa dell’attivazione di risposte strutturate e durature. Realizzare un “ricovero” di questo tipo rappresenta senza dubbio una scelta coraggiosa soprattutto in un periodo di vacche magre come questo. Dormire per strada, però, è inaccettabile ed è frutto di un cortocircuito che non possiamo ignorare. L’emergenza abitativa anche nella nostra città ha ormai assunto contorni drammatici: a un’ingessatura sul fronte locazioni, si sommano infatti la drammaticità dello sfratto e l’incapacità di onorare le spese legate alla casa a causa della crisi che ha messo in ginocchio tante famiglie. Italiane e straniere. Il bisogno di nuove soluzioni abitative c’è, inutile voltarsi dall’altra parte. E se è fondamentale comprendere quali sono le cause, le molle, che costringono alcuni nostri concittadini a optare per la strada, per poterli poi orientare agli uffici preposti – dai Servizi Sociali alla Caritas, alle Parrocchie – è altrettanto indispensabile adottare percorsi precisi per i problematici, quelli, per intenderci, non aventi diritto. Persone che fanno i conti con l’abuso di sostanze o di disagio ad esempio e che non sempre sono disposte a intraprendere immediatamente percorsi riabilitativi (conditio sine qua non per essere aiutati) ma che la drammatica scelta della strada contribuirebbe ad “abbruttire” ulteriormente.
Qualcosa è cambiato anche nella nostra città. Il disagio è palese. Le famiglie sempre più fragili. Segnalare alle Forze dell’Ordine – che spesso non vedono o non ci sono – è un imperativo per tutti noi, per salvaguardare i più deboli, per far sì che il degrado non si impadronisca di un centro storico ormai desertificato, ma la necessità di una struttura presidiata e dunque attrezzata e in grado di farsi carico delle vere emergenze, si sta facendo largo. E in fretta.
Jessica Bianchi

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