Quale futuro per i centri sociali?

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“Il mondo è indiscutibilmente cambiato ma i centri di promozione sociale continuano a rappresentare dei punti di riferimento fondamentali per la cittadinanza e, in quanto tali, devono essere tutelati”. A parlare è il presidente del Graziosi, Raul Colli, preoccupato per quel che riserverà il futuro. A mettere a rischio la tenuta di questi luoghi è infatti l’ormai cronica e annosa “carenza di volontari”. Le strutture – di proprietà comunale e rette grazie all’infaticabile lavoro dei volontari – costituiscono un patrimonio prezioso e, oltre a rappresentare un polo di aggregazione per gli Over, nel corso del tempo si sono aperte sempre più alla città, ospitando cene, eventi e corsi di ogni genere rivolti a giovani e meno giovani. I capelli dei volontari però si sono via via incanutiti e il tema del ricambio generazionale è ormai improcrastinabile se vogliamo che tale patrimonio si conservi, trovando una nuova e rinnovata identità.

“Noi oggi ci ritroviamo a gestire un vuoto di vocazioni – prosegue Colli – abbiamo saltato un paio di generazioni. Un problema, questo, col quale tutti i centri cittadini aderenti ad Ancescao – e non solo – devono fare i conti quotidianamente”.

Un gap imputabile a molteplici fattori: “dall’allungamento dell’età pensionabile a un generalizzato egoismo. Nella società nella quale viviamo – sottolinea il presidente del Graziosi – l’Io viene continuamente anteposto al Noi. L’altruismo ha ceduto il passo all’egoismo e in questo clima, la maggior parte delle persone non sente il desiderio o la spinta motivazionale necessari per mettere a disposizione energie, competenze e tempo in modo gratuito e solidale”. I centri sociali sono strutture complesse, dagli alti costi di gestione, circa “320 euro al giorno di spese, tra bollette, manutenzioni, pulizie… è impossibile andare avanti a lungo con le forze attuali. Il Graziosi conta 800 soci e solo 30 volontari attivi, di cui 11 consiglieri. Io e mia moglie Lorella, coi nostri cinquant’anni suonati, siamo tra i più giovani – ammette Raul Colli – ma la maggior parte dei volontari ha tra i 70 e gli 80 anni. Abbiamo bisogno di nuove leve, di linfa vitale”. L’appello lanciato da Colli è rivolto a “tutti coloro che provano piacere nel mettersi in gioco e al servizio della città. Quel che chiediamo è solo di donare un po’ di tempo per il bene di tutti”. 

Il mondo e la società sono mutati e i tempi e i modi del volontariato di conseguenza: il rinnovamento però sarà possibile anche se i volontari di primo pelo si dimostreranno disposti a un radicale cambio di mentalità, accogliendo a braccia aperte le nuove leve. Se non sarà così, l’unica possibilità di salvezza sarà quella di ricorrere a personale retribuito, come prevede la nuova legge sul Terzo Settore. Possibilità, questa, che ha fatto storcere il naso a quanti, da una vita, si spendono gratuitamente nel mondo del volontariato. Un boccone certamente amaro da buttare giù ma, d’altronde, l’alternativa sarebbe ben più dolorosa. “Noi – aggiunge Colli, affiancato nel suo lavoro dal vice Iaures Zani – siamo aperti 365 giorni l’anno, dalle 8 del mattino a mezzanotte. Il nostro rappresenta un presidio importante non solo per i soci ma per l’intero quartiere e siamo una costola del welfare cittadino, affiancandoci ai servizi messi in campo dall’Amministrazione Comunale. Sotto il nostro tetto si ritrovano numerose persone che hanno perduto il lavoro e vivono in situazioni provvisorie da amici o parenti e, ancora, un folto gruppo di magrebini da anni usa il Graziosi come centro di ritrovo. Tra queste mura si accoglie. Ci si integra. E’ vero, i centro sociali sono nati per favorire il benessere degli anziani ma oggi non è più solo così. Chiunque può diventare socio e usufruire delle tante attività ospitate qui”.

Dalla proiezione di documentari di carattere culturale o sanitario agli incontri con i medici, dalle letture alle attività ludiche, come il gioco degli scacchi, a quelle agonistiche, come il biliardo. Numerose le associazioni sportive che abitano gli spazi del centro di via Sigonio, dalla sezione pattinaggio della Dorando Pietri al Team Carpi Skateboard, alle scuole di ballo per grandi e piccini; anche Alice, Gruppo Parkinson, Acat, la compagnia dialettale La Vintarola e il gruppo storico Battaglione Estense hanno scelto il Graziosi per svolgere innumerevoli attività. Insomma il Graziosi non è solo “ballo liscio, gioco di carte e gnocco fritto ma molto di più. Da tre anni organizziamo un Mercatino del Riuso molto apprezzato dal quartiere e nei nostri spazi si tengono corsi di alfabetizzazione per stranieri e di musicoterapia per portatori di handicap adulti”.

Il mondo del terzo settore, di cui per anni siamo stati – e siamo – orgogliosi, è fondamentale per contribuire alla tenuta sociale e per costruire un sano e solido welfare di comunità: se vogliamo salvarlo e non cedere all’individualismo dilagante, qualcosa deve cambiare. “Se i centri chiudessero, a rimetterci sarebbe l’intera città”, conclude Raul Colli e questa sarebbe una sconfitta. Per tutti noi.

Jessica Bianchi

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