La bottega dell’integrazione

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Sono in molti a riempirsi la bocca di parole come integrazione e multiculturalità ma, tali condizioni, sono ben lungi dall’essere una realtà diffusa anche nella nostra città, dove il pregiudizio resta strisciante. Vi è però un luogo dove italiani e stranieri convivono da anni, gomito a gomito. Un riuscito esempio di coesistenza, forse l’unico in città, è certamente Recuperandia. Tra le numerose “virtù” della bottega del riuso per antonomasia vi è anche quella di favorire l’avvicinamento tra persone di diverse etnie. Tra le corsie è possibile vedere donne col capo avvolto dallo hijab curiosare tra mucchi di vestiti, collezionisti  attempati a caccia di libri o fumetti e, ancora, mamme o nonni in cerca di un gioco per i propri bambini.
“Il lavoro non manca – sorride il responsabile di Recuperandia, Massimo Melegari – basti pensare che ogni settimana emettiamo circa 600 scontrini. Lo scorso anno sono stati acquistati oltre 30mila prodotti. La nostra utenza è estremamente variegata e il 66% è costituito da italiani e questo ci conferma che la nostra bottega solidale è davvero apprezzata”. Innumerevoli le motivazioni che spingono carpigiani e non a scegliere per i propri acquisti il grande magazzino di via Montecassino: “i nostri affezionati clienti non sono solo persone che versano in condizioni di difficoltà economica. Tra loro vi sono persone che desiderano risparmiare, altre a caccia di oggetti particolari e, ancora, vi è chi condivide lo spirito di questo luogo, ovvero il valore del riuso, del ridare nuova vita alle cose, per combattere inutili sprechi”, prosegue Melegari. Recuperandia poi, lo sanno bene i 53 volontari che vi operano, è anche un grande centro di aggregazione: “molti vengono qui abitualmente perché sanno di poter trascorrere un po’ di tempo in compagnia”. La battuta d’arresto che riguarda il fenomeno migratorio poi, ha fortemente mutato anche l’offerta merceologica in vendita: “cala la richiesta di mobilio – spiega Massimo Melegari – e aumenta quella di abiti, complementi d’arredo e manufatti dalle fogge particolari”.
Vero e proprio laboratorio di integrazione, Recuperandia è uno spazio aperto e, nel 2017, ha ospitato due sinti in un progetto di tirocinio formativo lavorativo e una persona in sconto pena con servizi socialmente utili come misura alternativa alla detenzione. Il centro si è poi avvalso dell’aiuto dei ragazzi del Point Job gestito dalla Coop Nazareno e di quelli del centro diurno Albero Sole della Coop Gulliver: “mentre i primi – spiega Massimo Melegari – selezionano e controllano i giochi che ci vengono portati, gli altri vengono a svolgere questo servizio direttamente da noi. Una bella occasione per loro per trovare un contesto accogliente in cui far valere le proprie abilità e per noi di fare le cose con maggior consapevolezza delle opportunità che possiamo offrire a chi si trova in un situazione di difficoltà psicofisica”.
Insomma, a Recuperandia “si sta bene e, pur nelle difficoltà – conclude il responsabile – cerchiamo di vivere l’accoglienza, nel rispetto di ognuno e della sua storia”.
Jessica Bianchi

 

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