La Prato cinese che conquista il Made in Italy fa paura

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Prima ancora che i sindacati confederali decidessero di tenere a Prato la manifestazione del Primo Maggio, Lapam Moda di Carpi, con una delegazione, era scesa in Toscana per toccare con mano la situazione. Non si può non convenire sul fatto che c’è una preoccupata attenzione a quello che vi succede.  Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di affrontare il tema della sicurezza sul lavoro in una città segnata dal drammatico rogo del Teresa Moda in cui morirono 7 operai il 1° dicembre del 2013 e dove si sono registrati 175 infortuni in due anni (55 nel tessile) e 6 morti soltanto nello scorso anno. C’è chi ha parlato di mattanza dei lavoratori e chi di schiavi: si sta lavorando per rendere più sicure le fabbriche sulla base di un protocollo per garantire standard di sicurezza sui luoghi di lavoro dell’intera regione Toscana.  Lapam Moda Carpi si è ritrovata a fare i conti con Prato perché in pochi anni è diventata una delle realtà più attrattive a livello europeo per gli acquirenti di prodotti tessili finiti: la delegazione è stata ospite dei colleghi dell’associazione di categoria toscana per un’intera giornata “per capire più da vicino alcuni meccanismi della locale filiera tessile”, soprattutto quelli legati all’imprenditoria cinese, e trovare una spiegazione alla crescente concorrenza, “a volte con contorni sorprendenti” sostiene Lapam, delle imprese del settore moda pratese nei confronti del territorio carpigiano. Nelle visite effettuate in diversi poli industriali della città toscana, nonché all’interno di alcune realtà produttive, i rappresentanti di Lapam Riccardo Cavicchioli, Roberto Guaitoli, Daniele Berni ed Enrico Gasparini insieme ai funzionari Carlo Alberto Medici e Stefano Cestari, hanno rilevato una crescita del numero delle aziende produttrici di moda condotte da cinesi e un salto di qualità delle imprese che da realtà di subfornitura sono diventate “affermate imprese conto proprio”.
La legalità pare essere il comune denominatore che muove l’interesse di associazioni imprenditoriali e sindacati dei lavoratori: a Prato non possono sussistere zone franche in cui non vale il rispetto delle regole in materia di lavoro e sicurezza. Per Lapam Moda il tema da locale deve diventare nazionale con il coinvolgimento degli interlocutori politici e istituzionali: “è necessario coinvolgere un livello più ampio, di carattere nazionale, per recuperare il terreno perduto per combattere la concorrenza sleale che ha ripercussioni, naturalmente, sulle imprese del nostro territorio” perché nemmeno più in Italia si riesce a giocare ad armi pari.
Sara Gelli

 

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