No, l’anima non ve la do

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Ci sono stati uomini che, passo dopo passo, hanno lasciato un segno, con coraggio e con impegno. Con dedizione, contro un’istituzione organizzata. Cosa nostra. Cosa vostra. Cos’è vostro? E’ nostra… la libertà di dire”. Le parole di Fabrizio Moro sono risuonate forti e chiare nel giardino dell’Istituto Meucci di Carpi. Il 6 marzo scorso, i 22 ragazzi della IVP dell’indirizzo professionale Cattaneo di fronte ai loro coetanei, in occasione de La giornata in memoria dei Giusti dell’umanità, hanno parlato di giustizia e legalità. Dopo la piantumazione degli alberi, il 6 marzo 2017, dedicati a Felicia Impastato, Sonita Alizadeh e Malala Yousafzai, quest’anno gli studenti hanno voluto ricordare “gli uomini e le donne che hanno lottato contro il fenomeno mafioso a scapito della propria vita”, spiega la professoressa Caterina Frisco, referente del progetto I Giusti contro la Mafia. “Ogni ragazzo ha scelto e adottato una figura chiave nella lotta alla criminalità organizzata. Magistrati, sacerdoti, sindacalisti, giornalisti… persone che non si sono lasciate corrompere e hanno rinunciato a tutto pur di promuovere il valore della legalità. Fare memoria del bene – prosegue la docente – ha una straordinaria valenza educativa e i ragazzi si sono dimostrati sensibili e attenti. Dare un volto alle storie di coloro che non si sono lasciati piegare dal malaffare, aiuta. Facilita l’immedesimazione. Fa scattare profondi moti empatici”. Adottare un giusto per dire no alla mafia: è stato questo il messaggio lanciato dagli studenti del Meucci nel corso della cerimonia del 6 marzo: “Oggi in particolare – ha spiegato la giovane Oumaima – vogliamo ricordare quegli uomini e quelle donne che, con coraggio e determinazione, si sono opposti alla mafia, la cui vita è la riprova che ogni essere umano può assumersi una responsabilità personale per difendere i più deboli. Uomini che hanno sacrificato tutto, ma non hanno rinunciato ai loro ideali di giustizia, onestà, coraggio e rettitudine”. Ogni alunno di IVP aveva legato al polso un palloncino colorato. “Paolo Borsellino – ha ricordato Ilaria – ha affermato: I giudici possono agire solo in parte nella lotta alla mafia. Se la mafia è un’istituzione antistato che attira consensi perché ritenuta più efficiente dello Stato, è compito della scuola rovesciare questo processo perverso, formando giovani alla cultura dello Stato e delle istituzioni. Facendo nostre queste parole, ciascuno di noi ha voluto adottare un giusto contro la mafia: ogni palloncino ne riporta il nome”. Il filo rappresenta le lusinghe della comodità, del quieto vivere, l’indifferenza, l’omertà, la corruzione la disonestà che questi uomini hanno spezzato, affermando la loro dignità. “Il palloncino che vola via, libero, indica proprio il loro rifiuto di piegare la testa al potere mafioso, affermando: no l’anima non ve la do”, ha aggiunto Ilaria. E poi: un, due, tre, via… I ragazzi, alla presenza di Paolo Lodi, referente del presidio di Libera Beppe Tizian e di Benedetta Tamelli, giovane volontaria dell’associazione fondata da don Luigi Ciotti, hanno tagliato il filo, liberando in aria i 22 palloncini. Un momento simbolico, carico di commozione. Un modo per dire Che la giustizia no… non è solo un’illusione.

Jessica Bianchi

 

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