La biblioteca nell’era di Google

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Diversamente Biblioteche: Social Networks, Prosumers e Biblioteca Partecipata nel Web 2.0: questo il titolo della tesi con cui la ventiseienne Greta Lugli si è da pochi giorni laureata in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale all’Università di Bologna. Una vena artistica, quella che l’ha portata a scegliere di iscriversi al Dams – Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo che le deriva, probabilmente, anche dalla famiglia, essendo il nonno di Greta cugino di Liliana Cavani. La passione di Greta è cresciuta negli anni, fino a spingerla a partecipare a concorsi nazionali di critica cinematografica, come il contest CAT2017 di Piacenza, in cui ha ricevuto una menzione speciale per una recensione in formato tweet.  “Sono una nerd – dice di sé Greta – e preferisco un buon film o una serie televisiva a serate in discoteca. Ho congelato gli studi universitari per un anno per svolgere il Servizio Civile Nazionale: come sede ho scelto la Biblioteca multimediale Loria e, fortunatamente, ho vinto il concorso per entrarvi. Quel “multimediale” mi aveva incuriosita, sperando infatti di trovarvi una struttura all’avanguardia e in linea col mio ambito di studi. E così è stato”. Da questa esperienza è nata la tesi, con il desiderio di unire il percorso universitario al nuovo incarico di bibliotecaria, che ora Greta svolge presso il PAC – Polo Artistico Culturale di Novi. La domanda di partenza è di quelle che farebbero tremare le ginocchia per la complessità: come possono le biblioteche vivere e non semplicemente sopravvivere nell’era di Google? Un’era in cui siamo costantemente bombardati da informazioni e dove regna ormai la logica della condivisione e dei contenuti generati dagli utenti? “Sono giunta alla conclusione che la biblioteca deve farsi social  – spiega Greta – e improntarsi all’inclusione attiva della comunità. Gli utenti da passivi devono diventare attivi, creando e condividendo contenuti. Per farlo occorre tenere presente la logica della gamification, ovvero la ludicizzazione tipica del gioco trasferita ad altri aspetti della vita, sia creando laboratori  che migliorino la vita degli utenti e le loro conoscenze digitali, sia implementando una strategia di marketing tramite l’utilizzo dei Social network. So.Lo.Mo. – acronimo per Social, Local e Mobile – sarà il nuovo imperativo delle biblioteche, che devono riuscire a generare calore attorno all’istituzione”.
Nella tesi Greta spiega come i dodici mesi alla Loria le abbiano insegnato le basi di un bellissimo mestiere, ricco di stimoli e attività culturali: “ho riportato l’aneddoto di un forestiero che un giorno è entrato per richiedere un volume che soltanto la Loria, fra tutte le biblioteche italiane, possedeva, per dimostrare con piacere quanto vasto sia il catalogo di libri, cd-audio, dvd, audiolibri e riviste. Ho inoltre ricordato, con le parole di Giovanni Gnoli, come la crescita della fruizione individuale è stata accompagnata da un incremento della progettualità delle associazioni cittadine, culturali e non solo, che vedono nell’auditorium, nella sala per la didattica informatica e nella sala espositiva, un momento di crescita importante”. Lo stesso posso dire per il PAC di Novi, grazie alla Biblioteca Vittorio Lugli, al Centro Giovani, alla Zona Expo e alla sala prove, fulcro di numerose attività e cuore pulsante di un paese risollevatosi dopo il terremoto 2012. Ho infine concluso il paragrafo sulla Loria con un’analogia con gli Idea Store di Londra, centri polivalenti con logica da supermercato, che offrono servizi bibliotecari, 800 corsi di formazione, gallerie d’arte, spazio caffè e tanto altro; mi sono concentrata proprio su quest’ultimo, perché come chi va all’ipermercato si aspetta di poter comprare anche dei libri, così chi va in libreria/biblioteca può aspettarsi di poter bere anche un bicchiere di vino. E questo alla Loria è possibile grazie alla fortunata posizione del bar comunicante con la sala dei quotidiani e delle riviste. La nuova logica delle biblioteche deve insomma essere quella del ‘passage’, un passaggio continuo per trovare sia ciò di cui si era alla ricerca, sia nuove proposte e iniziative culturali e, magari, culinarie!”
Insomma non è un’impresa disperata avvicinare i giovani alla cultura: “credo non sia del tutto vero che i giovani non si interessino alla cultura, ma occorre trovare linguaggi a loro famigliari per farveli avvicinare. Servono iniziative moderne, legate al mondo multimediale, per fare un remix tra la cosiddetta cultura alta e quella popolare. Alla fine è tutta questione di formati: anche un videogioco, che alcuni genitori considerano dannoso, è comunque una forma di cultura e di storytelling che può essere utilizzata dalle biblioteche per farle divenire luoghi dinamici e partecipativi. Dipende tutto dalla prospettiva che si assume: così come i giovani d’oggi sono considerati asociali con perennemente in mano lo smartphone, è stato invece dimostrato che utilizzano i commenti sui Social e la fotografie postate come prolungamento del piacere dell’essere stati insieme dal vivo poco prima. Occorre quindi un’analisi del problema compiuta con mentalità aperta, senza pregiudizi, insieme a un gruppo di giovani promotori di nuove idee culturali”.
Marcello Marchesini

 

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